Hjalmar Bergman (1883-1931) nasce nella cittadina svedese di Örebro, della provincia di Bergslagen, durante una fase di piena industrializzazione: quel periodo di transizione, di decadenza sociale e morale, e di cinica speculazione economica, si perpetua come paradigma nell’opera di Bergman – in particolar modo nei romanzi Il testamento di Sua Eccellenza (1911), I Markurells (1919), Signor von Hancken (1920) e Nonna e nostro Signore (1921) – che, accanto a quella di August Strindberg e di Selma Lagerlöf, è tra le più rilevanti della letteratura svedese moderna. L’arte narrativa di Bergman vede innestarsi il nerbo fantastico e fiabesco alla Lagerlöf nel preespressionismo strindbergiano, fondendoli da un lato con il racconto realistico, dall’altro con il surreale e demoniaco aspetto ‘notturno’ dell’anima; oltre alla narrativa e al teatro, l’attività letteraria dell’autore abbracciò anche la cinematografia, di cui fu egli fu il pioniere svedese. Il carattere irrequieto di Hjalmar Bergman lo obbligò ad un’esistenza fatta di continui spostamenti dalla Svezia alle grandi città del continente europeo, tra cui appunto Firenze.