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Quando il disegno della mia vita sarà completo, vedrò, o altri vedranno una cicogna? - K. BLIXEN
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Cat.n. 520

Salvatore Bravo

Costanzo Preve e l’anarchismo. Critica al potere e all'individualismo senza fondamento veritativo, elogio dei diritti individuali e comunitari, comunismo come sperimentazione libertaria, nel perenne nucleo anarchico della filosofia.

ISBN 978-88-7588-399-7, 2025, pp. 96, formato 140x210 mm., Euro 13 – Collana “Divergenze” [92].

In copertina: Robert Deleunay, Formes circulaires, 1913, détempe et huile sur toile.

indice - presentazione - autore - sintesi

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Introduzione

Costanzo Preve e l’anarchismo è “tema difficile da trattare”, in quanto nelle opere del filosofo sono presenti riferimenti al pensiero anarchico, ma non vi sono opere specifiche ad esso dedicate. Non si può non rilevare, in primis, il rispetto che Costanzo Preve ebbe per la postura etica dell’anarchismo nella sua “stagione nobile” tra Ottocento e Novecento. Costanzo Preve riconosce all’anarchia la “pas­sione durevole per la giustizia e per la verità”. L’anarchia si abbevera alla fonte etica e politica del pensiero socialista e comunista senza dogmatiche sudditanze. Il pensiero marxiano è rivoluzionario, in quanto pone al centro della progettualità rivoluzionaria “i bisogni autentici” e questo è il nucleo vivo della progettualità anarchica. L’anarchia ha la chiarezza del “male che muove la logica del capitalismo”: l’illimitato e la mercificazione che pervadono le relazioni umane riducendole a fonti di profitto. Lo scandalo etico è il fondamento dell’anarchismo comunista e tale scandalo è critica radicale al potere e al suo pan-economicismo. Tali elementi, non secondari, sono punto di convergenza tra anarchismo e Costanzo Preve. Sono sorprendenti le analogie con taluni “anomali pensatori anarchici”, in particolare con Camillo Berneri e non solo. Uno dei dati fondamentali è la distinzione effettuata dal filosofo torinese tra la “stagione nobile” dell’anarchia e l’anarchismo individualista di Toni Negri, M. Foucault e G. Deleuze, i quali ben rappresentano la capacità cannibalica del capitalismo di “produrre pensatori e filosofi” che pur dichiarandosi “trasgressivi ed anarchici del desiderio”, sono in realtà organici al capitalismo iper-individualista e iper-consumista del nostro tempo. L’anarchismo post 1968 trasforma la disobbedienza perenne e il desiderio in forme di libertà senza fondamento veritativo e metafisico, e di conseguenza, legittima il capitalismo nella sua fase “assoluta”. Non a caso “gli anarchici della disobbedienza” trovano visibilità mediatica e accoglienza nelle accademie accucciate all’ombra del potere. Anarchici della “stagione nobile” e Costanzo Preve furono eretici del pensiero comunista; si congedarono dalle sicurezze del potere e dei partiti per avventurarsi nel “nuovo”. Condivisero nel loro pellegrinaggio teoretico e sperimentale la consapevolezza che il “comunismo è etica dei bisogni autentici conformi alla natura umana”.

Gli anarchici della disobbedienza e della trasgressione furono e sono espressione della crisi della dialettica, e dunque, sono stati il sintomo della crisi progettuale del comunismo. Con loro la “teoria andò in pezzi” e con essa l’analisi olistica del sistema. Dietro le loro configurazioni libertarie si cela la vittoria del consumismo e del capitalismo post 1968, il quale ha abbattuto ogni limite borghese al fine di conquistare i mercati e risolvere la minaccia delle crisi di sovrapproduzione causate dall’immensa forza produttiva delle tecnologie. Gli anarchici individualisti prepararono inconsapevolmente con la loro critica distruttiva ai costumi borghesi il trionfo del “capitalismo assoluto”. Essi furono inconsapevoli degli effetti dell’abbandono della teoria e della dialettica e divennero e sono il sostegno ideologico e filosofico alla deriva consumistica dei nostri giorni. Contestarono lo stalinismo e il moralismo del Partito comunista per affermare la libertà delle individualità, ma essi nella loro corsa critica finirono per diventare le avanguardie del nuovo capitalismo che si profilava all’orizzonte. Senza dialettica e senza soggettività forte nessuna rivoluzione è possibile, per cui con essi terminò la spinta rivoluzionaria del pensiero co­munista in Occidente che si arenò nella società dei consumi e dei narcisismi.



Ci rivolgiamo a lettori che vogliano imparare qualcosa di nuovo, che dunque vogliano pure pensare da sé (K. Marx). – Chi non spera quello che non sembra sperabile non potrà scoprirne la realtà, poiché lo avrà fatto diventare, con il suo non sperarlo, qualcosa che non può essere trovato e a cui non porta nessuna strada (Eraclito). – ... se uno ha veramente a cuore la sapienza, non la ricerchi in vani giri, come di chi volesse raccogliere le foglie cadute da una pianta e già disperse dal vento, sperando di rimetterle sul ramo. La sapienza è una pianta che rinasce solo dalla radice, una e molteplice. Chi vuol vederla frondeggiare alla luce discenda nel profondo, là dove opera il dio, segua il germoglio nel suo cammino verticale e avrà del retto desiderio il retto adempimento: dovunque egli sia non gli occorre altro viaggio (M. Guidacci).

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