A proposito della questione palestinese, si sono ormai consolidate, a livello dell’opinione pubblica mondiale, due posizioni che chiamerò “occidentale” e “islamica”, per civettare con il linguaggio che si è ampiamente diffuso sui mezzi di comunicazione di massa, mentre una terza posizione, quella sionista, resta debitamente in ombra. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, queste due posizioni, che cercherò di definire fra un po’, vengono utilizzate da Stati, partiti, organizzazioni, associazioni, che attribuiscono loro particolari significati, uno diverso dall’altro, a seconda degli interessi che Stati, partiti, organizzazioni, associazioni intendono difendere o perseguire, molto spesso, (o quasi sempre), servendosi soltanto della tragedia palestinese.
E così, quella che potrebbe sembrare una divisione netta, addirittura manichea, finisce col nascondere tutta una serie di strumentalizzazioni che si appoggiano ad una o all’altra posizione. E’ mia intenzione presentare queste interpretazioni strumentali, dopo aver cercato di definire al meglio delle mie capacità e conoscenze le due posizioni. Sarà poi necessario confrontare queste posizioni con quella sionista.
Alla fine di questo lavoro analitico, cercherò di illustrare perché tutte e tre le posizioni non abbiano alcuna prospettiva reale di soluzione nel tempo e tanto meno di realizzazione (anche se la “soluzione sionista” ha fatto molta strada in questo senso!), e dunque sottolineerò la necessità, per i due popoli, di trovare una soluzione “mista”, di tipo universalistico, affinché si apra una via che permetta ad entrambi di vivere sulla terra di Palestina o Eretz Israel, per chi preferisce usare la denominazione ebraica.
Non sono così presuntuoso da pensare di essere l’unico capace di trovare una soluzione ad un problema che a molti sembra insolubile né che tutto questo possa avvenire senza la partecipazione consapevole di israeliani e palestinesi (comprese le due diaspore) di questa e delle prossime generazioni. Il mio sforzo consisterà soprattutto nello svuotare di senso i tanti luoghi comuni relativi al problema, gli interessi conclamati a che il problema non venga risolto, le tante ipocrisie che si annidano dietro le prese di posizione di Stati, partiti, organizzazioni, associazioni.
Come avrete capito mi farò molti nemici, e spero, pur rigettando il motto guerrafondaio di Mussolini, anche un po’ d’onore. Nel senso che spero di dare un contributo a chiarire, in un mondo piuttosto buio, quanto sia importante non rinunciare alla propria testa, non rinunciare al proprio spirito critico e soprattutto non farsi raccontare la storia da chi non la conosce, o conoscendola, tende a piegarla ai suoi usi personali. E veniamo al dunque!