Il convitato di pietra è il nichilismo che, invitato al tavolo del comunismo storico novecentesco, ha mantenuto a lungo un inquietante silenzio, ed infine lo ha trascinato con sé all’inferno. Il nichilismo è la situazione storica inedita, tipica della modernità e solo di essa, in cui l’agire umano nel mondo sociale si trova a doversi comprendere e legittimare senza poter seriamente ricorrere a fondamenti metafisici che l’inesorabile critica corrosiva della scienza ha rivelato essere soltanto ontogenesi del tutto immaginarie.
Un marxismo “edificante”, che finge di non accorgersi della presenza del nichilismo, diventa ciò che con espressione insuperabile il Voltaire del Candide ha definito una “metafisico-cosmo-scemologia”.
Questo saggio analizza le principali diagnosi nichilistiche della modernità (Nietzsche, Heidegger, Weber) e la dissoluzione nichilistica della “sinistra” politica e sociale. Investendo lo stesso nucleo teorico della critica di Marx, individua nella separazione fra socialismo e comunismo (e nell’inevitabile economicismo del primo ed utopismo del secondo) la matrice che riproduce inesorabilmente la situazione subalterna di resa al nichilismo.
Riprendendo liberamente indicazioni avanzate da Althusser e Lukács, propone infine una nuova concezione del comunismo, della finitudine e della modernità in grado di affrontare in futuro senza rimuoverla l’inquietante presenza del convitato di pietra.
Senza un rinnovamento teorico radicale non vi sarà quella rifondazione comunista che molti, fra cui l’autore, auspicano e ritengono possibile.