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Cupio non dissolvi vuole dire desidero non dissolvermi. In che cosa desidero non dissolvermi io autore di questo libro e a che cosa penso che bisogni resistere per evitare questa dissolvenza? Non bisogna cedere inconsciamente all'indifferenziato innanzitutto. Bisogna evitare questo baratro se non lo si desidera. Perdersi nel buco nero dell'indistinto e` allettante per i piu` ma bisogna chiedersi se questo oblio delle
verita` su noi stessi e` voluto o meno. Se voluto e` assolutamente legittimo il desiderio di perdersi, non per libertarismo, ma percheÅL un individuo puo` fare della propria vita cio` che vuole; ma questo individuo deve avere ben presente quello che sta realizzando. E cioe` l'obliarsi di cio` che piu` propriamente lo caratterizza in quanto uomo. Il desiderio dell'indistinto e` quel desiderio di finta liberta` da tutto cio` che c'e` di inequivocabilmente vero e autentico al mondo. E` quell'emanciparsi dalla ricerca di cio` che si e` propriamente da sempre e dai propri compiti terreni gia` da sempre stabiliti, e` il rinunciare a un modello e a delle basi trascendenti per potersi muovere autenticamente al mondo. E` sostanzialmente un ignorare cio` che vuole dirci assumi te stesso, assumi il tuo io trascendente e vivi autenticamente a questo mondo. Il monito che ti comunica che non puoi essere tutto ma quel tutto se mai lo conquisti solo realizzandoti in cio` che sei suona ai piu` come inutile autoritarismo che sa di vecchio senza che ci si renda conto che quell'insegnamento vale da sempre e per sempre. La tradizione rappresenta un patrimonio che oggi si misconosce. E` una parola. Si e` talmente distanti da quelle che sono le posizioni dei tradizionalisti trattati in queste pagine che a tratti sembra che non abbia neanche senso parlarne. Perchè, in fondo quando si parla di verita` si deve sfuggire necessariamente alla verita`. Perchè non si puo` entrare in un luogo impenetrabile. La verita` resta per sua natura velata anche se raggiungerla, o almeno muoversi in direzione di essa, e` l'unico scopo autentico di questa esistenza. C'e` da non credere a cio` che ci troviamo di fronte oggi, in quest'epoca e in questo luogo, a questo stato di misconoscenza e derisione della verita` che fa pensare seriamente a che cosa stiamo facendo allora noi qui e ora. Lo scopo primo e ultimo non e` solo smarrito ma evitato come una malattia da cui sfuggire a tutti i costi per poter comunicare e vivere con gli altri. Si ha quasi timore a tirare fuori l'argomento, c'e` quell'imbarazzo quando si pronuncia questa parola di fronte a persone che non conosciamo e che non ci conoscono che ci fa desistere dal conoscerci veramente. E` paradossale come cio` che ci dovrebbe caratterizzare primariamente, la ricerca della verita` su di noi e sul nostro agire, sia in realta` uno spauracchio evitato nella maggior parte degli incontri umani e culturali. Come un oggetto troppo caldo con cui si ha paura di scottarsi, lo si passa tra le mani degli altri interlocutori quando dovesse uscire anche solo per sbaglio allo scoperto in una conversazione. Si parla di tutto tranne che di verita`. In questo libro, come si e` potuto dedurre, si parla di verita`.
Clario Griguzzo, 11 giugno 2013
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