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Introduzione
Questo testo sul pensiero di Karl Marx si pone in continuità con il mio precedente lavoro, L’anima umana come fondamento della verità (CRT, 2002), che aveva come scopo quello di delineare la fondata struttura veritativa dei significati che compongono l’essere.
L’essere (o la realtà: i due termini sono da me utilizzati come sinonimi) è costituito dalla totalità dei significati umani. Conoscere l’essere è dunque necessario, allo stesso modo per cui è necessario conoscere la verità dei significati umani. L’uomo è il fondamento costitutivo di questi significati. L’essere è pertanto ciò che è in quanto l’uomo, nella sua essenza, è ciò che è. Poiché l’essenza dell’uomo, razionale e morale, è definita anima, si può dire che l’anima è il fondamento della verità ontologica ed assiologica dell’essere. L’essere è infatti unione di ontologia ed assiologia in quanto l’uomo è unione di razionalità e moralità. Questa, in estrema sintesi, la struttura veritativa delineata nel mio precedente testo.
Sulla base di tale struttura si innesta questo libro su Marx, che si pone come scopo quello di colmare una lacuna. Il pensiero di Marx infatti, sebbene imprescindibile, è oramai divenuto pressoché innominabile all’interno delle università europee ed americane. I vari manuali riservano a Marx soltanto sparute citazioni. I “marxismi” rimasti a livello accademico inoltre, salvo rare eccezioni, sono al più costituiti da approcci specialistici.
Fuori dalle università l’atmosfera non è migliore. Convergono nichilisticamente, infatti, da un lato erudite riprese ermeneutiche, e dall’altro erronee volgarizzazioni. Questo testo cerca invece di analizzare il pensiero di Marx in modo insieme fondato, chiaro ed attuale. Esso si pone come scopo quello di analizzare la teoria marxiana in base ad una precisa (è peraltro l’unica possibile) fondazione veritativa, foriera di importanti sviluppi futuri. Tale “rifondazione” della teoria di Marx consentirà infatti alle singole scienze (economiche, sociali, storiche, eccetera) di porsi consapevolmente come parti ordinate della sistematica totalità dell’essere, e di porre rimedio al difetto principale della originaria teoria marxiana, ossia la carenza di fondamento, che ne ha finora limitato il valore conoscitivo.
Il primo capitolo di questo libro, che occupa circa i tre quarti del testo, sarà dedicato ad un esame essenziale del pensiero scientifico e filosofico di Marx, riesposto alla luce del sopraindicato fondamento. La centrale analisi del modo di produzione capitalistico sarà in esso condotta ponendo specifica attenzione sia agli sviluppi recenti dello stesso, sia a contenuti oggi considerati a torto invecchiati. I due paragrafi conclusivi del capitolo mostreranno due risultati importanti. Il primo (§ 1.10), dedicato alla descrizione del paradigma conoscitivo del mio precedente lavoro qui ripreso e sviluppato, ne mostrerà l’efficacia veritativa. Il secondo (§ 1.11), dedicato all’esame della dialettica hegeliana, mostrerà falsa la fondatività ontologica che Marx avrebbe tratto dalla stessa. La conclusione secondo cui Marx non è da considerare un pensatore dialettico in senso hegeliano sarà sconcertante per la maggioranza dell’attuale marxismo. Essa però si pone come necessaria sia per ripensare in modo fondato la dialettica, sia per inserire il pensiero di Marx all’interno di un più corretto sentiero veritativo. L’approccio di questo capitolo, come dell’intero testo, non sarà dunque filologico ed ermeneutico, bensì filosofico e teoretico. Esso sarà pertanto talvolta critico anche nei confronti dello stesso pensiero marxiano.
Il secondo capitolo sarà dedicato all’analisi di alcune tendenze filosofiche recenti derivate indirettamente da Marx, ed indicative della tendenza di certo pensiero postmarxista ad analizzare la realtà in maniera nichilistica, unendo arbitrariamente empirismo e relativismo.
Il terzo capitolo verterà su una analisi del comunismo novecentesco, ed in particolare sull’esperienza dell’Unione Sovietica. Il risultato sarà quello di porre nella giusta luce le reali cause del fallimento sociale ed economico del comunismo. La conclusione qui derivata sarà la seguente: non la pianificazione, bensì la onnipervasiva totalità capitalistica è la causa primaria del “crollo” del comunismo (che non ha pertanto “seppellito” il pensiero di Marx). Emergerà che una pianificazione globale dell’economia strutturata in base alla vera essenza dell’uomo, si pone come il solo strumento di coordinamento per un modo di produzione sociale insieme efficiente, coerente e desiderabile.
Il quarto capitolo si occuperà infine di tracciare le linee generali di un simile modo di produzione. Alla base dello stesso starà la rifondata struttura teorica del pensiero di Marx, e dunque anche il necessario contributo veritativo apportato dagli altri tre “pilastri” del processo della conoscenza: Platone, Aristotele ed Hegel.
Questo testo non costituisce un ortodosso manuale riepilogativo della teoria di Marx. L’esposizione che farò del pensiero marxiano sarà infatti per alcuni aspetti originale. Eviterò inoltre una chiosa esegetica dei testi, anche perché a ciò già pensa la grande maggioranza dei marxisti sopravvissuti. L’approccio ermeneutico si configura però come distante dalle reali finalità dell’opera di Marx. Tale finalità è infatti costituita dall’analisi delle modalità sociali della produzione necessaria ad un loro più umano superamento. Si può pertanto ritenere che di fronte ad una buona parte dei testi, ispirati dal suo pensiero, che circolano oggi, un redivivo Marx direbbe probabilmente che essi non vanno nella giusta direzione: «Je ne suis pas marxiste», insomma.
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