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Quando il disegno della mia vita sarà completo, vedrò, o altri vedranno una cicogna? - K. BLIXEN
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Cat.n. 024

Anna Turi e Anna Paola Niccolai

(a cura di), I detti delle donne. Una lettura al femminile del linguaggio familiare (modi di dire, proverbi, filastrocche … delle mamme, delle  nonne, delle tate, delle zie). Postfazione di Elena Vannucchi: Una raccolta di detti, di proverbi.

ISBN 88-7588-097-2, 2005, pp. 160, formato 140x210 mm., Euro 10,00.

In copertina: Silvestro Lega, L’educazione al lavoro, 1863; olio su tela, 91,5x67; firmato e datato in basso a destra: “S. Lega 1863”. Collezione privata.

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10,00

Questa raccolta nasce da un’idea estiva coltivata un po’ per gioco e un po’ sul serio e poi realizzata a quattro mani, ed è dedicato a tutte le amiche.

Senza nessuna pretesa di completezza, ci siamo proposte di raccogliere i modi di dire, di commentare la realtà, che ci hanno accompagnato nell’infanzia e hanno impresso nel nostro mondo interiore gli echi di una saggezza maturata nei secoli, così come ci sono giunti tramite le donne cui dobbiamo la nostra crescita: la mamma, le nonne, le zie, le tate, le amiche di famiglia, le insegnanti. Non siamo certo in grado di appurare se questi detti siano stati o meno coniati da donne, anche se non manca chi attribuisce alle donne, proprio per l’ambito più limitato ma meno dispersivo cui sono state tradizionalmente costrette, e per la possibilità di riflessione che ne è derivata, buona parte della produzione “proverbiale”. A noi basta la coscienza di averli sentiti più volte in bocca a loro e il sapere nel ripeterli, come spesso ci viene spontaneo, che è a un modello femminile che ci riferiamo, e a “quel” modello femminile in particolare che ce li ha di volta in volta comunicati e trasmessi: ne ritroviamo non di rado insieme alle parole il particolare timbro della voce, l’espressione del viso, il balenare degli occhi.

È quindi in definitiva a un piccolo atto di amore che si deve questa raccolta, e al desiderio di sottrarre alla dimenticanza il patrimonio umile, “minore” – ma non per questo trascurabile – di cultura che ci è stato trasmesso “col latte”. O forse si deve anche al bisogno di fare un bilancio di quanto c’è di ereditato, e di quanto invece è nostra conquista, nel modo di affrontare la vita, di giudicare l’operato proprio e altrui, di attribuire valore o meno a comportamenti e opinioni.

Un’analisi sistematica di questo materiale raccolto sull’onda della memoria sarebbe senz’altro interessante, ma non è nelle nostre intenzioni. Però ci piacerebbe mettere in rilievo alcuni dati salienti che ci pare meritino una riflessione, sia pur rapida e alla buona, e lo faremo di volta in volta all’inizio dei vari settori.

Siamo consapevoli del fatto che un certo numero di proverbi presenti in questa raccolta è stato pubblicato nell’ultimo decennio in raccolte anche pistoiesi, e così dicasi per filastrocche, scioglilingua, ecc. (vedi per esempio C’era una volta, Firenze 1992; Di bocca in bocca, Pistoia 1994, Tre civette sul comò, Pistoia 1999 e 2003). Dopo molte esitazioni abbiamo deciso di inserire nella raccolta anche quelli già pubblicati per il semplice fatto che anch’essi fanno parte di quell’universo familiare, colto particolarmente nel suo versante femminile, che abbiamo tentato di far rivivere in questo libretto.

Del resto si vedrà che sono poca cosa rispetto all’insieme, in cui tra l’altro la novità maggiore è costituita a nostro parere dai modi di dire, presenti soprattutto nei settori I comportamenti, Proverbi, ma soprattutto detti, Esclamazioni e domande.

Per quanto riguarda il susseguirsi delle unità nei vari settori, sappiamo che può apparire, ed è talvolta, alquanto casuale, ma gli apporti successivi della nostra memoria – e di quella di un piccolo gruppo che si è coinvolto spontaneamente nella ricerca – hanno scardinato, specie nei settori più nutriti, quel tanto di sistematico che avevamo inizialmente introdotto. Per lo scopo abbastanza semplice e ristretto che ci proponiamo, tuttavia, quello di togliere dal silenzio e dalla dimenticanza un piccolo patrimonio linguistico che ci è caro, non crediamo che questo aspetto abbia troppa importanza.

Detto questo, non ci resta che ringraziare quelle che del “nostro” librino sono le vere autrici: le nonne le mamme le zie le tate le maestre che ci hanno consegnato questa mèsse di inventiva e di saggezza. Mèsse che, nel periodo in cui abbiamo dato corpo alla nostra idea estiva, è andata arricchendosi oltre l’aspettativa anche per l’apporto di fratelli, parenti, amiche.

 

Questo libro consta di due parti: la prima deriva da una piccola edizione “domestica” che nel 2000 ci regalò sei mesi di intenso e divertito lavoro di recupero memoriale e ci servì come dono natalizio per i parenti e gli amici più cari. L’abbiamo lasciata nella sua veste un po’ naif che a distanza di alcuni anni ci appare ancora proponibile. La seconda parte nasce dal lavoro dei due anni successivi e si differenzia dalla prima per una forse maggior sistematicità: è comunque basata anch’essa per la massima parte sulla trasmissione orale, e quindi sul deposito di memorie familiari che ha dato vita alla prima. Nella parziale diversità di scansioni e di modi del commentare, è questo il filo che lega le due parti. Ci ha sostenuto nella volontà di pubblicare queste pagine, oltre al ricordo caro delle persone da cui abbiamo attinto questo patrimonio linguistico, la convinzione che, proprio da un punto di vista linguistico, «ogni nuova raccolta del genere, magari empirica e impacciata, è una benedizione» (dall’Introduzione di Gabriella Giacomelli al Vocabolario pistoiese redatto da Lidia Gori e Stefania Lucarelli, Pistoia, 1984).

Desideriamo ringraziare Renzo Corsini che, sapendo del nostro lavoro, ci ha gentilmente fatto avere un fascicoletto delle Circoscrizioni del Comune di Pistoia, Proverbi di casa nostra (1997), che ci è servito di utile riscontro e ci ha aiutato a recuperare alcuni proverbi dimenticati.

Ringraziamo infine i parenti e le persone amiche che hanno accompagnato il nostro lavoro con i loro personali ricordi.



Ci rivolgiamo a lettori che vogliano imparare qualcosa di nuovo, che dunque vogliano pure pensare da sé (K. Marx). – Chi non spera quello che non sembra sperabile non potrà scoprirne la realtà, poiché lo avrà fatto diventare, con il suo non sperarlo, qualcosa che non può essere trovato e a cui non porta nessuna strada (Eraclito). – ... se uno ha veramente a cuore la sapienza, non la ricerchi in vani giri, come di chi volesse raccogliere le foglie cadute da una pianta e già disperse dal vento, sperando di rimetterle sul ramo. La sapienza è una pianta che rinasce solo dalla radice, una e molteplice. Chi vuol vederla frondeggiare alla luce discenda nel profondo, là dove opera il dio, segua il germoglio nel suo cammino verticale e avrà del retto desiderio il retto adempimento: dovunque egli sia non gli occorre altro viaggio (M. Guidacci).

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