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Vengono tracciate le differenti caratteristiche che hanno contrassegnato due epoche ben distinte di questo secondo dopoguerra: quella fondata sulla divisione del mondo tra “campo capitalista” e “campo socialista”, sulla loro competizione a livello globale, e che ha avuto come suo principale terreno di confronto una vastissima area mondiale (Asia, Africa, America Latina) in condizioni di sostanziale sottosviluppo o almeno di profonda stagnazione; e quella più recente, in cui è sprofondato il secondo campo (il cosiddetto socialismo reale) e si è verificata la rimondializzazione del sistema capitalistico, fortemente stratificato e gerarchizzato al suo interno in paesi a differente livello e ritmo di sviluppo, e nel cui centro (i paesi e aree capitalistici a maggior sviluppo) si è riacutizzata la competizione per la conquista delle fette maggiori del mercato mondiale.
Non si è voluto fare opera storica, ma soprattutto teorica, indicando i caratteri strutturali di due diverse fasi del modo di produzione capitalistico la prima relativamente organizzata, la seconda ormai aperta al più drastico “caos” sistemico cercando di far rilevare la drammaticità dell’epoca più recente, e il suo aprirsi a sviluppi prossimi venturi gravidi di eventi estremamente pericolosi e di crisi che rischiano di provocare profondi turbamenti delle condizioni di vita della maggior parte della popolazione mondiale, persino nei paesi capitalistici ad alto sviluppo.
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