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Questo saggio, che tenta di reimpostare un discorso minimamente scientifico sul tema dell’imperialismo, senza ripetere pedissequamente i precedenti di oltre un secolo di discussione e, in particolare, senza attenersi strettamente ed esclusivamente ad alcuna tesi precostituita affronta fondamentalmente due ordini di problemi: a) una rielaborazione piuttosto radicale delle categorie teoriche atte a inquadrare il fenomeno imperialistico; b) un’applicazione di queste categorie all’interpretazione dell’epoca attuale con la formulazione di alcune ipotesi relative ai prossimi decenni di evoluzione della formazione sociale capitalistica ri-mondializzatasi nel 1989-91.
Sono stati in particolare inquadrati i blocchi dominanti del paese centrale (USA) di tale formazione sociale, e quelli dei paesi capitalisticamente avanzati ma non centrali. Si è mostrata tutta l’inconsistenza delle tesi relative alla presunta fine degli Stati nazionali, disvelando nel contempo l’offuscamento ideologico provocato dal deviante dibattito tra neoliberismo e neokeynesimo. Si è infine concluso che sussiste nell’epoca attuale una situazione di semimperialismo, eminentemente instabile e quindi aperta a soluzioni opposte: rinsaldarsi della centralità statunitense o entrata progressiva in una fase pienamente policentrica, cioè imperialistica. Sulla base di una serie di considerazioni piuttosto serrate, si è tuttavia previsto il probabile attuarsi di questa seconda situazione.
Per quanto non siano presenti nel testo considerazioni soltanto relative all’immediato presente, il lettore troverà esplicitate, ben oltre l’ipocrisia o la superficialità dei media, le ragioni di fondo dell’attuale strategia imperiale statunitense.
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