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È un testo forte questo di Antonella Lumini, nel suo tentativo di rappresentare un percorso interiore. Tema centrale del primo atto è quello dell’alienazione. L’uomo è sempre più estraneo a se stesso: l’errare senza una mèta, senza progetti, lo sradicamento, il fallimento, la solitudine. Caino è in fuga da se stesso, è in fuga dal proprio errore, dal proprio dolore. Alla drammatica realtà di Caino, si affianca Ulisse come dimensione eroica. I due personaggi si alternano nell’azione ognuno per proprio conto, assumendo il carattere di controfigure erranti. Il secondo atto propone lo spalancarsi di un nuovo orizzonte: la trasformazione ha inizio con il riaccendersi di quella scintilla viva, sempre custodita nel cuore dell’uomo, raffigurata nel testo dall’anima di Abele. In questo lavoro si può avvertire una certa affinità tematica con S. Beckett e H. Pinter: il nulla esistenziale, la perdita di identità, la frantumazione, il senso di smarrimento e soprattutto la solitudine cosmica che affliggono l’uomo contemporaneo. L’autrice tuttavia, pur partendo dalle stesse tematiche, riesce a suggerire una nuova prospettiva. Caino riconciliandosi con la vita si ricollega con la propria storia umana, cancellandone la frattura e recuperando la memoria. In questa riconciliazione l’odio cede all’amore e anche la morte viene sconfitta. La morte di Abele non ne annienta l’anima, cosicché Abele continuamente risorge nell’uomo esprimendone la scintilla luminosa.
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