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Quando il disegno della mia vita sarà completo, vedrò, o altri vedranno una cicogna? - K. BLIXEN
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Cat.n. 086

Giancarlo Paciello

La nuova Intifada. Per il diritto alla vita del popolo palestinese.

ISBN 88-87296-40-5, 2001, pp. 224, formato 140x210 mm., € 13,00 – Collana “Divergenze” [33].

In copertina: La seconda Intifada, disegno di Bruno Caruso.

indice - presentazione - autore - sintesi

13,00

Ogni giorno alla televisione, sui giornali, questa parola: "coloni". Parola in fondo del tutto inoffensiva, che evoca il coraggio dei pionieri, le loro difficili condizioni di vita e di lavoro, il loro senso del sacrificio, certamente poco adatta per individuare questi uomini aggressivi, che circolano in bande armate, occupando colline che non dissodano e che non coltivano. Colonizzazione, questo è il senso primario, rigoroso, antico dell'insediamento sulla terra di Palestina dei primi coloni venuti dall'Europa. Popolano delle terre, le coltivano e le valorizzano. CosI l'America fu colonizzata dai Bianchi, la Spagna dai Romani, l'Africa dagli Europei. Avendo questi ultimi conservato, al di fuori delle colonie, i loro Stati detti "metropolitani", è perciò piuttosto all'America dei pionieri che il primo Israele avanti lettera, quello delle prime aliya, rassomiglia di più, anche nell'atteggiamento verso gli autoctoni. Con la spartizione, la colonizzazione assume un aspetto di conquista, le popolazioni sopravvissute alla dispersione ricevono b statuto dei "nativi" di tutte le colonie conosciute: impero delle Indie, Africa occidentale o orientale francese... Dalla colonizzazione si è passati al colonialismo. Uno stadio superato con la guerra dei Sei Giorni.
Sulla parte della Palestina dove si trovano "colonie" preesistenti alla spartizione del 1947 viene ormai esercitata brutalmente una "occupazione" militare. Situazione ben nota e definita storicamente: stato d'emergenza, coprifuoco, violenze contro gli arabi, distruzione di villaggi e di piantagioni... In compenso, l'insediamento di "coloni" nelle zone occupate, è una novità storica di cui esistono pochi esempi. Questo ritorno alla colonizzazione delle origini colpisce; ma come, si costruiscono villaggi o fattorie su di una terra dove il vostro esercito staziona per motivi di sicurezza? La parola "territori occupati" è impropria; occupazione sta per annessione. Eppure la presenza israeliana in Cisgiordania e a Gaza non contribuisce in alcun modo allo sviluppo della terra conquistata. Per trentaquattro anni, Israele non ha costruito strade e infrastrutture che per i coloni; invece di costruire scuole ha chiuso università, e non ha aperto ospedali per gli "indigeni". La "colonizzazione" si contenta di confiscare a suo vantaggio le risorse locali, soprattutto d'acqua, e di sfruttare la popolazione. I coloni abitano in Cisgiordania e lavorano in Israele, gli operai e i lavoratori palestinesi nel loro complesso servono come mano d'opera a basso costo per gli Israeliani in Israele e nei "territori". Israele, paese moderno, ha sviluppato anch'esso questa terza forma di "rapporto coloniale" che l'Europa ha messo in piedi dopo la decolonizzazione: b sfruttamento dei lavoratori immigrati, arabi, curdi o turchi. Ma qui, e paradossalmente proprio sulla loro terra, gli Arabi residenti in Israele costituiscono una categoria di immigrati, destinata a subire tutti i soprusi. Quando lavorano in Israele, gli abitanti dei "territori" e di Gaza costituiscono un'ulteriore categoria, poiché emigrano ogni giorno e rientrano a casa loro ogni sera... Colonizzazione e colonialismo; occupazione e apartheid.
Ed ora? Sharon non ha dubbi. Fa la guerra al terrorismo!



Ci rivolgiamo a lettori che vogliano imparare qualcosa di nuovo, che dunque vogliano pure pensare da sé (K. Marx). – Chi non spera quello che non sembra sperabile non potrà scoprirne la realtà, poiché lo avrà fatto diventare, con il suo non sperarlo, qualcosa che non può essere trovato e a cui non porta nessuna strada (Eraclito). – ... se uno ha veramente a cuore la sapienza, non la ricerchi in vani giri, come di chi volesse raccogliere le foglie cadute da una pianta e già disperse dal vento, sperando di rimetterle sul ramo. La sapienza è una pianta che rinasce solo dalla radice, una e molteplice. Chi vuol vederla frondeggiare alla luce discenda nel profondo, là dove opera il dio, segua il germoglio nel suo cammino verticale e avrà del retto desiderio il retto adempimento: dovunque egli sia non gli occorre altro viaggio (M. Guidacci).

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