La dicotomia utopia/scienza è stata a lungo, e tuttora è per molti, la polarità concettuale dentro cui pensare le nozioni di socialismo e di comunismo. È filologicamente indiscutibile che Marx ed Engels abbiano pensato all’interno di questa dicotomia, e l’abbiano anche esplicitamente difesa, anche se si può fondatamente sostenere che lo abbiano fatto oscillando fra due diverse (ed inconciliabili) nozioni di scienza. All’utopia si contrapponeva positivamente la scienza, o inversamente si proponeva di “tornare all’utopia” quando la scienza deludeva e mostrava i suoi limiti positivistici.
In questo breve saggio si propone di abbandonare tale oscillazione pendolare, congedandosi risolutamente da essa.
E soprattutto si propone l’abbandono della pretesa di padronanza concettuale sul futuro (una pretesa conservata dalla coppia opposizionale e complementare di utopia e scienza), perché del futuro non v’è trasparenza non solo nelle forme (questo lo diceva già Marx), ma anche nel contenuto.
Il congedo dalla dicotomia bloccata utopia/scienza è dunque una specificazione secondaria di un congedo più radicale, quello dalle idee di padronanza e di trasparenza del futuro. Del futuro non si dà né trasparenza né padronanza non solo nelle forme (imprevedibili per definizione) ma anche nel contenuto.
L’appendice, che è indipendente dal saggio, ma che contribuisce a chiarirlo concettualmente ed a segnalarne le principali fonti che lo hanno “stimolato”, richiama brevemente tre concettualizzazioni sul rapporto fra capitalismo e comunismo (Gianfranco La Grassa, Bernard Chavance, Ernst Lohoff).