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L’odierna globalizzazione capitalistica, che è in realtà una rimondializzazione imperialistica con caratteri ricorsivi e policentrici, costringe a ripensare ed a ridefinire la tradizionale “questione nazionale”. La nazione, questa contrastata e problematica identità ad un tempo etnica e statuale, appare oggi contraddittoriamente come una realtà impotente e priva di sovranità monetaria e statuale, e come un legittimo centro di resistenza culturale allo sradicamento ed alla americanizzazione forzata del pianeta.
A differenza dell’americanismo, che è un legittimo e positivo carattere identitario della comunità culturale degli USA, l’americanizzazione è l’involucro culturale di un pianeta omogeneizzato dal consumo capitalistico ed impoverito nella sua ricchezza storica e culturale. Purtroppo è spesso la cosiddetta “sinistra”, orfana di miti identitari e tradizionale nemica della “questione nazionale”, ad assumere il ruolo di battistrada e portabandiera di una americanizzazione grottesca e priva di reali motivazioni culturali.
Questo saggio si pone in aperta opposizione a questa tendenza culturalmente nichilistica. Contro ogni provincialismo, localismo, razzismo comunque mascherato, occorre saper coniugare una visione culturalmente cosmopolitica e politicamente internazionalistica con un riconoscimento onesto della legittimità della difesa delle culture nazionali, elemento di ricchezza e non di arretratezza per una nuova cultura mondiale universalistica che resta auspicabile e possibile, ma che certo non avrà nulla a che vedere con l’attuale americanizzazione.
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