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Negli ultimi vent’anni un insieme di posizioni filosofiche accomunate da un analogo atteggiamento di negazione radicale di un fondamento logico-ontologico della realtà è divenuto egemone in Italia e non solo.
Il fenomeno è troppo importante per ridurlo ad un episodio dell’opportunismo degli intellettuali. Il nichilismo è un fenomeno filosoficamente complesso, diviso fra posizioni apologetiche e tranquillizzanti e posizioni critiche ed inquiete.
Per capirci qualcosa è necessario distinguere accuratamente tre diverse forme di nichilismo: il nichilismo come esito terminale della storia dell’Occidente, il nichilismo come rifiuto della soluzione hegeliana dello statuto filosofico della modernità (un nichilismo in vario modo condiviso da Comte, da Marx e da Nietzsche), ed infine il nichilismo come prodotto del disincanto della contemporaneità postmoderna di fronte al fallimento delle grandi narrazioni della modernità.
Questo saggio si caratterizza per la sua attenzione al secondo tipo di nichilismo, e va contro corrente, perché in generale si fa attenzione solo al primo o al terzo.
In questo quadro l’autore fa riferimento a pensieri come quelli di Severino, Heidegger, Vattimo, Cacciari, Quinzio e si tenta di disegnare una collocazione critica.
Non si danno ovviamente soluzioni preconfezionate, ma si indica la strada di una riproposizione della prospettiva di una concezione veritativa della conoscenza filosofica, già seguita da filosofi come Platone e Hegel. Lo spirito generale di questo saggio è ispirato al prendere sul serio il nichilismo, e prendere sul serio le sfide che esso propone.
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