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Ci sarà un nuovo 1929? L’autore risponde che è nella logica della cose. Gli anni Ottanta e Novanta, infatti, hanno generato, come gli anni Venti, una forte sproporzione tra le capacità produttive, fonti dell’offerta potenziale, e le retribuzioni del lavoro dipendente, fonti della domanda effettiva. Gli anni Ottanta e Novanta hanno lasciato in eredità un capitale fittizio, e conseguenti bolle speculative, ancora maggiori che negli anni Venti.
George Soros, nella sua audizione al Congresso degli Stati Uniti del 15 settembre 1998, ha sostenuto, portandone le prove, che la disgregazione del capitalismo globale ha già avuto inizio, e ha invocato nuove e stringenti regole per bloccarla sul nascere.
Ha perfettamente ragione nella diagnosi, ma la terapia che propone è utopica, perché questo capitalismo è nato e si è strutturato come capitalismo deregolamentato.La logica della crisi è dunque che l’attuale circolazione deregolamentata dei capitali sarà, al momento dello scoppio di una bolla speculativa meno periferica di quella dell’Asia sudorientale, il veicolo di un crollo mondiale delle borse, che farà emergere una colossale sovrapproduzione di merci, probabilmente mescolata a tremende fiammate inflazionistiche. A quel punto la circolazione mondiale deregolamentata dei capitali e delle merci sarà incompatibile non soltanto con la coesione sociale interna di ciascun paese, ma anche con gli interessi di importanti settori capitalistici, come già sta avvenendo in Malesia. Ci si avvierà, in una situazione di disordine e di impoverimento dei ceti medi e popolari, ad una transizione di fase, da cui emergerà un capitalismo simile a quello degli anni Trenta, ma socialmente molto più debole.
Il problema sarà la mancanza, almeno all’inizio, di forze antagonistiche capaci di fruttare la debolezza, perché nessuno è preparato a quel domani: tutti sono oggi ipnotizzati, infatti, dai caratteri del presente, che avvertono di fatto come eterni, proprio mentre si avviano al tramonto.
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