Questo saggio delinea i tratti di un credente anomalo: J.-J. Rousseau, il cui modo di recepire la religione nella sua dimensione naturale e civile è sicuramente interessante e attuale. Interessante perché propone una netta separazione tra il messaggio verace della religione cristiana e il suo appiattimento in sede vaticana.
Attuale perché il dibattito odierno ha riportato all’attenzione l’importanza di concepire nella maniera più sana ed equilibrata possibile le religioni, sgomberando il campo da ogni fanatismo.
Scrive A. ILLUMINATI nella Prefazione: «Il cristianesimo di Rousseau è certamente esente da qualsiasi incrostazione confessionale e clericale e neppure comporta il peccato originario, affidando l’uomo decaduto (per ragioni casuali) a una redenzione meramente politica come da lungo tempo dimostrato da Ernst Cassirer. La sua reinterpretazione del teismo è dunque, come afferma Apolloni, realmente anomala e il bisogno di credere è decisamente più forte delle ragioni per credere».
Grazie alle conquiste avutesi con l’Illuminismo c’è chi ancora si ostina a non riconoscerne gli effettivi benefici , non ci impressiona più di tanto sentire aspri giudizi su quel fenomeno sempre più temporale e sempre meno spirituale che è la Chiesa di Roma. Oltre che Voltaire, dunque, occorre ringraziare anche il pensatore Ginevrino se oggi possiamo esprimere liberamente le nostre opinioni in materia religiosa, senza necessariamente venire tacciati di empietà. In definitiva, la più grande scommessa vinta da Rousseau è senza dubbio quella di averci proposto una “religione laica”.
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