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Cat.n. 146 |
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Ernesto Screpanti
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Marx e il contratto di lavoro: dall’astrazione naturale alla sussunzione formale.
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ISBN 88-7588-033-6, 2009, pp. 80, formato 140x210 mm., Euro 10. Collana “Il giogo” [28].
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In copertina: Concetto Maugeri, Le forze del lavoro, 1950, olio su tela. Già collezione Verzocchi, Milano.
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indice - presentazione - autore - sintesi
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€ 10,00 |
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In Marx si trovano due teorie del contratto di lavoro, una in cui sostiene che il lavoratore cederebbe, in cambio del salario, una merce che si configura come un flusso di lavoro emanante dallo stock di forza-lavoro. È una merce con le caratteristiche di un’astrazione “naturale” e le proprietà di una forza produttiva. Lo sfruttamento emergerebbe a causa del fatto che il valore del flusso di forza-lavoro è inferiore alla capacità valorificante del lavoro astratto. La teoria ha chiare origini hegeliane ed è viziata da varie aporie e una contraddizione analitica. Nella seconda teoria il contratto di lavoro consiste non in un patto di scambio di merci, bensì in una transazione che crea le condizioni per la sottomissione del lavoratore al capitalista e la sussunzione delle sue forze produttive sotto il capitale. È un’illuminante anticipazione della moderna concezione del contratto di lavoro come istituzione che genera un rapporto d’autorità. Questa teoria non va soggetta a critiche di essenzialismo, naturalismo e ipostatizzazione, ed è in grado di sostenere una coerente e realistica teoria del valore e dello sfruttamento. Il lavoro astratto in tal caso è visto non come una forza produttiva bensì come un rapporto sociale, ed è considerato un’astrazione che è reale in senso storico-sociale invece che in senso “naturale”.
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