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Questo numero della rivista Koinè sul rapporto fra filosofia e politica si propone di affrontare in maniera, per così dire, paradigmatica le coordinate culturali della rivista. Tracciando, infatti, un ideale diagramma cartesiano un’idea che ci ha suggerito l’amico Costanzo Preve, che di questa rivista è anche elemento fondamentale di memoria storica , potremmo porre sull’asse delle ascisse (orizzontale) la filosofia (il valore veritativo autonomo della filosofia), e sull’asse delle ordinate (verticale) la politica (un progetto di modo di produzione sociale alternativo e critico nei confronti di quello attuale). Ebbene: la rivista Koinè, ossia i suoi direttori ed i suoi collaboratori più stabili, si ritrovano indubbiamente, in sostanza, nel quadrante in alto a destra (quello caratterizzato da alto valore attribuito sia alla verità filosofica, sia ad una fondata critica sociale), ma sono consapevoli del fatto che la stragrande maggioranza degli studiosi di questioni filosofiche e politiche si posiziona in quadranti differenti. Il mantenimento della presenza in questo quadrante è, però, il motivo principale per cui una rivista come Koinè possiede, oggi, una ragione di vita. Non può infatti passare inosservato che, nell’epoca attuale, le riviste presentano due sole modalità possibili di esistenza: o essere riviste accademiche, specialistiche, sostenute dalle università, in cui si discute su un tema monografico affrontandolo da una pluralità prismatica di punti di vista contraddittori, rinunciando a priori a prospettare una visione condivisa; o essere riviste con precise coordinate culturali, che trovano in un bisogno presente (espresso o inespresso) nella società la loro funzione. Koinè è sicuramente una rivista di questo secondo tipo, ed è bene che così sia e continui a rimanere, pur non negando spazi naturalmente anche a coloro che tali coordinate culturali non condividono pienamente. Il coefficiente di unitarietà della nostra rivista che accomuna, nonostante l’eterogeneità dei punti di vista dei suoi autori risiede nell’istanza critica verso il presente e, insieme, nel carattere veritativo riconosciuto all’indagine filosofica. Queste precisazioni, che a tutta prima potrebbero sembrare irrilevanti, assumono un peso decisivo se si considerano quelli che Fichte definiva «i tratti fondamentali dell’epoca»: la nostra è, infatti, un’epoca in cui la maggioranza degli studiosi di filosofia tende a non riconoscere alla filosofia un autonomo valore onto-assiologico; essi tendono cioè ad affermare che il suo contenuto di verità è sempre al più relativo e funzionale, non stabile e fine a se stesso. Costoro si situano nella parte a sinistra del grafico cartesiano che costituisce idealmente la mappa di coordinate entro cui si orientano gli studiosi. Per loro la filosofia non è ricerca appassionata della verità, ma, molto spesso, rinuncia disincantata a tale ricerca.
Per quanto, poi, concerne la maggioranza degli studiosi di politica, anch’essa tende a non riconoscere alla medesima un autonomo valore onto-assiologico; essi tendono cioè, situandosi nella parte bassa ed a sinistra del grafico, ad affermare che non esistono contenuti stabili di verità in base a cui condurre una fondata critica sociale, e su cui innestare una coerente progettualità. In un’epoca in cui la storia sembra letteralmente «finita», ibernata in un «presentismo» pietrificante che sembra aver eliminato la possibilità di pensare un futuro diverso e migliore, la nostra rivista non esita ad assumere come stella polare la critica marxiana del presente e la sua tensione verso l’avvenire. In questo sta il tratto distintivo di Koinè, specie rispetto alla maggioranza degli attuali studiosi di filosofia e di politica, che non riconoscono alcun valore né alla verità filosofica, né alla critica sociale. Costoro ritengono, in questo modo, di assicurare neutralità, e pertanto scientificità, ai loro studi; così, però, non è, in quanto sostenere arbitrariamente che non esiste nessun sapere in grado di orientare in modo stabile le tematiche filosofico-politiche, equivale in sostanza ad accettare supinamente l’attuale modo di produzione sociale, senza scorgerne la determinazione storica: significa supportare il «presentismo» di cui si diceva poc’anzi, vale a dire l’intrascendibilità del presente, trasfigurato ideologicamente in condizione eterna.
Questo è, in effetti, il punto fondamentale: ciò che caratterizza l’esistenza di Koinè, rispetto a tutte le altre riviste di indirizzo, è proprio il fatto che chi condivide le sue coordinate culturali essenziali, ritiene necessaria una critica al presente fondata sui contenuti e sui valori più permanenti ed importanti della natura umana. La critica glaciale del proprio tempo «appreso in pensieri» viene così a fondersi con la tensione verso un avvenire in cui le brutture che permeano lo stato attuale di cose non dovranno più trovare cittadinanza. Pensare criticamente il proprio modo di produzione e di esistenza, storicamente determinato, per poter così, fondatamente, guardare oltre: è in questa formula concisa che possono essere compendiate le coordinate fondamentali della nostra rivista. Si potrebbe, certo, anche affermare che esistono riviste, di orientamento marxista o comunista, e magari anche cristiano, rivolte al medesimo fine; Koinè si differenza, però, da queste per il fatto che, senza mai assumere i tratti della rivista ideologica, attribuisce alla grande filosofia greca, oltre che a quella hegeliana e marxiana, un ruolo prioritario. Per questo motivo, auspichiamo che essa possa permanere a lungo, e svilupparsi conformemente alle sue origini, alla sua struttura ed alle sue finalità.
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