Come scrivono gli autori nel primo capitolo, al principio di tutto c’è l’indignazione. L’indignazione è cosa antica, ed ha determinato a partire dalla filosofia greca la reazione razionalizzata contro la schiavitù per debiti, contro l’affermarsi della crematistica e la monetarizzazione selvaggia dei rapporti sociali. È questa stessa indignazione che sta alla base delle analisi sviluppate in questo libro, perché oggi i differenziali di ricchezza, potere e prestigio sono in rapida crescita, l’economicizzazione spinta dei rapporti sociali e l’atomizzazione della società hanno dissolto i legami comunitari in molte parti del mondo, il mercato ad estensione planetaria e la finanziarizzazione dell’economia annunciano ulteriori e più gravi squilibri futuri anche all’interno dei così detti paesi sviluppati.
I vecchi equilibri sociali, ormai alterati e in corso di “demolizione fin dalle fondamenta”, lasciano progressivamente il posto ad un’inedita strutturazione sociale, o meglio e più precisamente ad una nuova struttura di classe fondata sulla dicotomia Global class/ Pauper class, che implica il definitivo superamento della storica dicotomia Borghesia/ Proletariato di marxiana memoria, ormai non in grado di spiegare la realtà sociale in cui, nostro malgrado, viviamo.
Un nuovo modo di produzione sociale si affaccia all’orizzonte della storia, e precarietà e flessibilità, calate in un ordine sociale dai lineamenti neofeudali, caratterizzeranno la vita dell’uomo futuro.
Il processo di flessibilizzazione delle masse, nel quadro della grande riorganizzazione culturale e sociale in corso per giungere in vista delle coste di un “nuovo mondo”, si vale della flessibilità imposta ai lavoratori come della manipolazione dell’informazione, o della diffusione della droga e degli psicofarmaci.