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La dissoluzione storica, politica ed economica dell’URSS, consumatasi a partire dal 1991, è un fenomeno interno alla più ampia storia del fallimento del comunismo storico novecentesco, ma nello stesso tempo conserva elementi peculiari e specifici. Curiosamente, l’URSS si riferiva ideologicamente a Karl Marx, che però escluse sempre la possibilità di una transizione al comunismo su base politica e statuale. In questo saggio viene proposta un’interpretazione storica concisa delle principali tappe di storia dell’URSS. La legittimità storica, politica e morale della rivoluzione del 1917 condotta da Lenin. La costruzione da parte di Stalin di un’inedita società di classe divisa in dominanti e dominati. La stabilizzazione del dominio burocratico collegiale attuata da Krusciov a partire dal 1956. La maturazione sotto Breznev delle condizioni strutturali della dissoluzione dell’URSS. La perestrojka di Gorbaciov come unità di un tentativo fallito di riformismo ed una controrivoluzione burocratica preventiva atta a mantenere una società di classe. Il fallimento di Eltsin nel portare a termine un’accumulazione primitiva del capitale sulla base di un’alleanza fra capitale mafioso, capitale burocratico e transnazionali capitalistiche occidentali. La crisi economica esplosa nell’agosto 1998 come primo giro di boa della storia russa più recente. Questo saggio si colloca in un contesto più ampio di una discussione già avviata in Italia ed all’estero, che vuole comprendere le ragioni della debolezza storica e strategica di una inedita società di classe mostratasi incapace di autoriformarsi nonostante la piena legittimità delle sue ragioni anticapitalistiche ed anti-imperialistiche.
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