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Il terzo millennio è cominciato sotto la cappa della paura. Eventi traumatici e crisi di lunga durata, ultima la pandemia da Covid-19, hanno generato ansie e paure crescenti soprattutto nella parte del mondo più ricca e potente. Analisi, dibattiti, discorsi e rappresentazioni hanno cercato di cogliere il tema della paura oggi, ma spesso e da più parti amplificandolo retoricamente a uso politico, deprivandoci così della possibile sua più profonda comprensione.
L’Autrice ci invita in queste pagine a evitare la trappola delle facili risposte e a riscoprire con lei alcuni passi della letteratura e della filosofia greca per far affiorare il senso antico e in particolare greco della paura, nel convincimento che «la paura si riconnota e si riprogramma di contesto in contesto [...], con il mutare dei soggetti individuali e collettivi che la subiscono o la governano o la usano». E dunque, come avevano pensato i Greci la paura? Come se la erano rappresentata e in quali ambiti? Nei testi del teatro attico e nella grande filosofia di IV secolo, che dal teatro eredita il tema delle emozioni, i nuclei più stabili e forti della paura sono tutti individuati e illustrati con strabiliante chiarezza. La paura insieme con la compassione fu indicata da Aristotele come l’emozione intrinseca e dominante della tragedia, ma alcune tragedie meglio di altre drammatizzano in scena la duplice faccia di un’emozione intelligente e stolta, il nesso inestricabile e metamorfico di paura e potere, la dimensione fittizia della paura inducibile dalle parole più che dalle cose e dai fatti, manipolabile dai retori per conquistare consenso e modificare la percezione della realtà. Sulle tensioni tra paura e potere tornerà Platone nel delineare le sue deterrenti figure di tiranni, sulla paura previdente e su quella irresponsabile, sulle strategie discorsive della paura si concentrerà Aristotele nella Poetica e nella Retorica. Forse non è pensabile una storia della paura sulla lunga durata se non come storia di prevalenti discontinuità. E tuttavia affiorano dall’Atene di V e IV secolo intuizioni sorprendenti, lampi che vengono da molto lontano e che ancora possono squarciare la cupa atmosfera di angoscia che ci avvolge e ci confonde ora più che mai.
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