Il problema filosofico del comunismo, da tenere ben distinto da quello storico e ideologico, sta nella legittimità o meno della sua riproposizione attuale. Mentre la prospettiva di un suo rinnovamento radicale può sembrare seducente, la prospettiva di una sua “ripetizione” sarebbe una triste tragicommedia storica. Se però rinnovamento e ripetizione fanno di fatto tutt’uno, la situazione appare completamente bloccata.
Questo saggio propone una sorta di scaletta per la discussione sul tema filosofico del comunismo oggi. Nei primi paragrafi se ne tenta una definizione più o meno univoca, che permetta almeno di sapere di che cosa si sta parlando. C’è poi un indispensabile ritorno alla nozione originale di comunismo di Marx. Vengono poi discusse le posizioni dell’odierno anticomunismo teorico, da François Furet ad Ernst Nolte fino al noto Libro Nero del Comunismo.
Si affronta poi la questione teorica principale, cioè la contraddizione fra il carattere illimitato della produzione capitalistica e l’ipotesi di Marx che lo svolgimento della dinamica del valore ne sia un limite immanente insuperabile. Questo presupposto comune ai rifondatori ed ai ripetitori del comunismo storico novecentesco viene qui criticato radicalmente.
L’accettazione di questa critica, però, non lascia le cose come prima, perché fa capire che c’è bisogno di un fondamento teorico complessivo nuovo per la comprensione non solo del modo di produzione capitalistico, ma anche di un’eventuale possibile transizione ad un nuovo modo di produzione diverso e migliore.
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