Perché, nel pubblicare una traduzione del Contrat social, ho creduto opportuno (e direi quasi necessario) premettervi quella dei due Discorsi sulle scienze e le arti e sulla disuguaglianza fra gli uomini?
La risposta è data dalle parole stesse, con le quali Rousseau, nella seconda lettera a Malesherbes, ricorda l’improvviso tumulto di pensieri e di sentimenti da cui nacque il primo Discorso:
«Tutto ciò che ho potuto tener a mente, di quella folla di grandi verità, che in un quarto d’ora m’illuminarono sotto quell’albero, ho espresso sparsamente (per quanto debolmente) nei tre principali fra i miei scritti, che sono inseparabili, e formano insieme uno stesso tutto».
Nel primo Discorso è dunque la fonte prima e feconda, da cui rampollano, col Discorso sulla disuguaglianza, la Nuova Eloisa, il Contratto sociale e l’Emilio. E il Discorso sulla disuguaglianza, a sua volta, come ha ben dimostrato G. Del Vecchio,
«è una introduzione indispensabile del Contrat social. E non esitiamo a dire che solo quando la teoria del Contratto sociale sia messa in rapporto col contenuto di quel discorso si può intenderne il pieno significato, e determinare rettamente il suo posto nella mente e nel sistema filosofico del Rousseau».
A questa esigenza di piena e retta comprensione che è pur condizione dello stesso intendimento del valore storico e filosofico del pensiero di Rousseau ho inteso corrispondere nel disporre la presente edizione: cercando anche di mettere in luce nell’introduzione lo spirito essenziale e la posizione storica di tutta l’opera del Rousseau, per far meglio riconoscere ciò che di vivo e di immortale è nella dottrina dell’inspiratore della Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino, che eminenti scrittori moderni han chiamato l’eterno contemporaneo.
Primavera 1924
R. Mondolfo
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