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Questo breve saggio si pone un obbiettivo teorico molto ambizioso, quello di favorire e di propiziare un miglioramento nei “rapporti dialogici” fra scienziati, politici e filosofi. I “rapporti dialogici” sono rapporti di comunicazione bilaterale e di comprensione reciproca, e non devono essere confusi con i rapporti istituzionali o con i rapporti di cortesia e di affabilità personali. Si può essere cortesi, pluralisti, educati ed affabili e non fare il minimo sforzo per una reciproca comprensione reale. Inversamente, si può essere scortesi, irritabili e maleducati nel corso di un autentico sforzo di comunicazione.
Per esperienza, i rapporti dialogici non migliorano, o comunque non migliorano stabilmente, quando il “non detto” non viene esplicitato ed elaborato, e quando si trascurano le “regole del gioco” della comunicazione, spinti da un generico ma spesso tragicomico ottimismo. Questo breve saggio, anche se non riuscisse a raggiungere il suo scopo più ambizioso, quello di proporre una immagine credibile della situazione spirituale di questa fine secolo, può essere comunque di qualche utilità nella sua parte metodologica, in quanto si sforza almeno di dare una nozione univoca di rispecchiamento quotidiano, di rappresentazione religiosa ed ideologica e di concetto filosofico e scientifico. Per maggiore chiarezza, il saggio è diviso essenzialmente in tre parti distinte, anche se interconnesse.
Una prima parte, composta essenzialmente dai paragrafi 2, 8 e 9, propone un’ambiziosa “radiografia” della situazione spirituale di questa fine Novecento. Il principale enigma da svelare è quello della compresenza, apparentemente contraddittoria, del nichilismo e del relativismo della verità, da un lato, e della retorica universalistica e giuridica dei diritti umani, dall’altro. Si tratta di un enigma di facile soluzione, purché però se ne siano prima compresi i termini teorici e storici essenziali. Questo enigma, ovviamente, comprende aspetti scientifici, politici e filosofici variamente combinati insieme.
Una seconda parte, composta essenzialmente dai paragrafi 3, 4 e 5, è quella di maggiore importanza metodologica, perché tenta di differenziare le cinque diverse nozioni di rispecchiamento quotidiano, di rappresentazione religiosa, di rappresentazione ideologica, di concetto filosofico e di concetto scientifico. Si tratta di cinque nozioni che verranno analizzate con ben maggiore ampiezza e precisione in un ambizioso trattato sistematico e storico di filosofia da realizzare insieme al giovane studioso Andrea Cavazzini. Qui, data la brevità del saggio, ci si limita ferreamente a quegli aspetti delle cinque nozioni trattate che sono funzionali alla migliore comprensione della prima parte (paragrafi 2, 8 e 9) e della terza parte (paragrafi 6 e 7) del saggio.
Una terza parte, composta essenzialmente dai paragrafi 6 e 7, compie una sommaria ricognizione storica del Novecento per segnalare episodi di “cattivi rapporti”, cioè di rapporti di strumentalizzazione, fra filosofia, politica e scienza. Far tesoro degli errori del passato è un buon modo per diminuire le probabilità che si possano ripetere in futuro.
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