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«Ci deliziamo nella bellezza della farfalla,
ma raramente ammettiamo i cambiamenti
a cui ha dovuto sottostare
per raggiungere quella bellezza».
Maya Angelou
Quando si parla di bene e di male si fa, in genere, riferimento all’ambito etico. In realtà, mettendo in campo le nozioni di bene e di male non si può non chiamare in causa anche l’ambito estetico. Inoltre il bene e il bello rimandano, immediatamente, anche alla felicità (eudaimonia), a cui tutti gli esseri umani tendono, nessuno escluso. E che la felicità sia bella, buona e anche piacevole, Aristotele lo ricorda più volte. Bellezza, bontà e piacevolezza si configurano, pertanto, come i tratti distintivi di una eudaimonia che si caratterizza, contemporaneamente, come vita riuscita e come vita che soddisfa, come esperienza che procura piacere, come ciò che è stato perfettamente realizzato e che, quindi, realizza. Certo, “piacere” significa tante cose, anche opposte. Il piacere se-duce, cioè attira, chiama a sé: la nozione di piacere è per costituzione ampia e sfuggente. Acquisire una postura buona o cattiva dipende dal soggetto, in quanto tale radicamento nel bene è frutto di un lungo processo di costruzione del proprio sé, perché «il male ha molte forme, mentre il bene ne ha una sola».
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