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Quando il disegno della mia vita sarà completo, vedrò, o altri vedranno una cicogna? - K. BLIXEN
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Cat.n. 425

Fulvio Papi

La morte e il simbolico: una tragedia borghese, in Appendice: S. Borutti, Per Fulvio Papi, in memoriam.

ISBN 978-88-7588-350-8, 2023, pp. 88, formato 140x210 mm., Euro 10 – Collana “Il giogo” [158].

In copertina: Gustav Klimt, La morte e la vita (1908-1915), Leopold Museum di Vienna (rielaborazione grafica).

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10,00

Fulvio Papi, Maestro di filosofia teoretica, ha esercitato un pensiero aperto, che coniugava il rigore neokantiano con la cura responsabile della realtà. Come scrive Silvana Borutti, insegnava che la filosofia non parla direttamente delle cose, ma della loro traduzione in un mondo simbolico condivisibile, e che non è mai mera narrazione, ma una forma di pensiero che deve entrare in relazione con la realtà.

Il tema del suo ultimo corso universitario riprendeva il percorso teoretico del saggio del 1980 sulla dimensione simbolica della morte, un piccolo gioiello che qui ripubblichiamo. Per comprendere le ragioni della penuria simbolica della morte nella vita sociale attuale, Papi ricostruisce le grandi retoriche filosofiche, ponendo al centro la lezione hegeliana, che «ridà alla morte, proprio in quanto negativo radicale, la sua relazione essenziale con il senso». Ma la morte come donatrice di senso richiede una solidarietà collettiva, o una comunità nel pensiero, che non si dà nella morte “privata” del mondo borghese. Attraverso analisi filosofiche e antropologiche, Papi ci accompagna a comprendere la povertà del nostro pensiero della morte: una morte “dislocata” e naturalizzata nelle pratiche oggettivanti del sapere scientifico.



Ci rivolgiamo a lettori che vogliano imparare qualcosa di nuovo, che dunque vogliano pure pensare da sé (K. Marx). – Chi non spera quello che non sembra sperabile non potrà scoprirne la realtà, poiché lo avrà fatto diventare, con il suo non sperarlo, qualcosa che non può essere trovato e a cui non porta nessuna strada (Eraclito). – ... se uno ha veramente a cuore la sapienza, non la ricerchi in vani giri, come di chi volesse raccogliere le foglie cadute da una pianta e già disperse dal vento, sperando di rimetterle sul ramo. La sapienza è una pianta che rinasce solo dalla radice, una e molteplice. Chi vuol vederla frondeggiare alla luce discenda nel profondo, là dove opera il dio, segua il germoglio nel suo cammino verticale e avrà del retto desiderio il retto adempimento: dovunque egli sia non gli occorre altro viaggio (M. Guidacci).

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