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Federica Piangerelli
Introduzione
«È un’idea tipicamente greca e diffusissima tra gli elleni, quella che l’aspirazione del mortale ad imitare il divino costituisca peccato ed insolenza (ὕβρις), che non possa mai sottrarsi all’inevitabile espiazione».
Rodolfo Mondolfo1
Nel volume Maestri e compagni, Norberto Bobbio raccoglie alcuni suoi scritti dedicati a quegli intellettuali che, a vario titolo, hanno inciso in modo determinante sulla sua formazione culturale, politica e umana. Accanto ai “compagni”, cioè pensatori coetanei allo stesso Bobbio, quali Leone Ginzburg, Antonio Giuriolo, Eugenio Colorni e Aldo Capitini, vi sono i “maestri”, ovvero figure appartenenti alla generazione precedente, a cui l’Autore si dice legato non solo da un legame di amicizia, ma soprattutto di riconoscenza «per l’opera da loro compiuta in difesa della dignità umana in tempi di umiliazione e servitù».2 Tra questi: Gaetano Salvemini, Pietro Calamandrei, Augusto Monti e Rodolfo Mondolfo.
In riferimento a tutte queste “voci” nel loro insieme, nella Prefazione del libro, Bobbio scrive:
I personaggi qui presentati […] appartengono tutti a quella sparuta minoranza di nobili spiriti che hanno difeso strenuamente […] la libertà contro la tirannia, la tolleranza contro la sopraffazione, l’unità degli uomini al di là delle razze, delle classi e delle patrie contro la divisione tra eletti e reprobi. Non hanno mai svolto azione politica se non in rare circostanze pur avendo avuto un vivo e continuo interesse per le cose della politica. Rappresentano non solo un’altra Italia, ma anche un’altra Storia: una Storia che sinora non ha mai avuto piena attuazione, se non in rarissimi momenti tanto felici quanto di breve durata3.
Stando a questa testimonianza, dunque, tra tali “nobili spiriti” del Novecento, strenui difensori dell’umano nella sua profonda unità e compattezza, rientra a pieno titolo anche Rodolfo Mondolfo. Proprio a questo pensatore il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Macerata ha dedicato l’evento Oltre le Frontiere. Más allá de las fronteras. Giornata di Studi su Rodolfo Mondolfo: l’interesse per la filosofia e l’impegno politico, tra Italia e Argentina, che si è tenuto nella sua città natale, Senigallia, il 6 maggio 2023.4
Il presente volume raccoglie gli interventi delle studiose e degli studiosi che hanno animato il Convegno, focalizzandosi su aspetti differenti della vita e della riflessione di Mondolfo, nella convinzione che questo fine intellettuale meriti di essere ricordato e valorizzato per i suoi preziosi contributi alla storia del pensiero.
In via introduttiva, riteniamo opportuno fornire alcune coordinate generali che possono essere utili alle lettrici e ai lettori per ricostruire il ricco profilo del Nostro, ma anche per orientarsi tra le varie articolazioni di questa miscellanea.
Nato a Senigallia il 20 agosto 1877, da una agiata famiglia di origine ebraica e in un fecondo contesto relazionale, che Lidia Pupilli esamina da vicino nel suo contributo, Rodolfo Mondolfo e il suo entourage. Legami familiari, personalità, relazioni, nel 1899 Mondolfo consegue la laurea in Lettere e Filosofia presso l’Università di Firenze, con una tesi su Étienne Bonnot de Condillac, redatta sotto la guida di Felice Tocco.
Proprio negli anni universitari, egli è introdotto dal fratello maggiore, Ugo Guido, negli ambienti dei giovani socialisti, dove stringe legami con figure di spicco, come Gaetano Salvemini, Cesare Battisti e sua moglie, Ernesta Bittanti. Nell’ambiente fiorentino, quindi, prende vita una comunità in cui lo studio e la passione politica convivono alimentandosi vicendevolmente e nella quale lo stesso Mondolfo ricopre un ruolo di primo piano. Nel 1903, infatti, inizia la sua collaborazione con la Critica Sociale, ovvero la rivista del Socialismo riformista italiano, fondata e diretta da Filippo Turati e dalla sua compagna Anna Kuliscioff, una collaborazione, quella mondolfiana, che si protrae fino al 1926, anno in cui il periodico viene momentaneamente soppresso dal regime fascista.
Nell’immediato primo dopo guerra, Rodolfo Mondolfo viene eletto consigliere comunale a Senigallia, tra le fila del Partito Socialista, ma questo è il solo incarico politico da lui ricoperto ufficialmente. Stando a quanto sostiene anche Bobbio, infatti, egli si distingue per la “rarissima attività in politica”, nonostante in lui sia sempre vivo l’interesse “per le cose della politica”, o, come sottolinea Giovanni Reale, «il suo impegno politico fu soprattutto di carattere concettuale e morale».5 In questo senso, conviene ricordare che, nel 1925, Mondolfo è tra i coraggiosi firmatari del Manifesto degli intellettuali antifascisti redatto da Benedetto Croce. Tali aspetti della vita del Nostro sono oggetto di una analisi puntuale da parte di Marco Severini, nel suo saggio Impegno politico ed eredità intellettuale in Rodolfo Mondolfo.
A causa delle leggi razziali del 1938, Mondolfo è costretto ad abbandonare ogni ufficio pubblico. Nel 1904, infatti, dopo un periodo di docenza nei licei di Potenza, Ferrara e Mantova, egli “eredita” la cattedra di Roberto Ardigò in Storia della filosofia presso l’Università di Padova, che mantiene fino al 1909, poi, dal 1910 al 1913 riveste lo stesso ruolo all’Università di Torino e, dal 1914 al 1939, in quella di Bologna. Proprio l’insegnamento della storia della filosofia gli consente di avere uno sguardo ad ampio raggio su alcuni momenti e autori cardine del pensiero occidentale, ma è bene sottolineare che la sua intera formazione filosofica accade nel segno della “crisi del positivismo” o, per dirla con Eugenio Garin:
Il viaggio dall’illuminismo al marxismo, da Hobbes a Engels, non fu per Mondolfo una pacifica passeggiata nel mondo delle idee sotto la guida di Roberto Ardigò. Fu un’esigenza emergente dalle lotte politiche e dal travaglio socialista alla vigilia della guerra italo-turca che lo portò ad affrontare il chiarimento teorico delle posizioni di Feuerbach, Marx, Engels e Lassalle, e questo nella ormai comune atmosfera di crisi del positivismo, ovunque diffusa.6
Marx e il marxismo, in particolare, rappresentano uno dei principali nuclei di interesse di Mondolfo, temi intorno a cui egli avanza una proposta ermeneutica che, lontana da qualsiasi forma di dogmatismo, pone al centro l’uomo e, seguendo con coerenza questa traiettoria concettuale, si dissocia dal “comunismo storico”, fino a sollevare critiche severe a Lenin e al progetto sovietico. Tra le sue opere più significative su questo terreno ricordiamo Sulle orme di Marx (1919) e Umanismo di Marx. Studi filosofici 1908-1966 (1968). Tali argomenti, che rappresentano questioni cruciali del e per il pensiero mondolfiano, vengono esaminate con attenzione da Luka Bogdanić, nel suo Per una geografia dell’umanesimo marxista: Rodolfo Mondolfo interprete di Marx, e da Luca Grecchi, nel contributo Il Marx “progettuale” di Mondolfo: tra antico e moderno.
In Italia, però, l’avvento del Fascismo mette a tacere, almeno in via ufficiale, il dibattito intorno al marxismo. Di conseguenza, Mondolfo è sempre più spinto a dedicarsi, in modo quasi esclusivo, allo studio della filosofia greca antica. Questo “cambio di passo” nelle ricerche, coincide con gli anni del suo trasferimento in Argentina, dove il suo arrivo imprime una svolta decisiva, quasi “rivoluzionaria”, non solo negli studi specialistici ma anche nella cultura letteraria in senso ampio, come argomenta, con dovizia di particolari, Ivana Costa in Mondolfo, Eraclito e i loro echi a Buenos Aires. Infatti, anche se nel 1944 ottiene di nuovo la cattedra a Bologna, dove, nel 1954 è nominato “professore emerito”, nel 1946 Mondolfo, con moglie e figli al seguito, approda all’Universidad Nacional de Cordoba per insegnare Greco antico. Proprio nel 1946, tuttavia, a guida del Paese, si instaura il regime peronista e Mondolfo, nonostante non si dedichi attivamente alla vita politica, per alcuni contrasti politici in seno all’ambiente accademico, nel 1948 si trasferisce all’Universidad de Tucuman, che gli assegna la cattedra di Storia della filosofia antica. A Tucuman, Mondolfo resta fino al 1952, per poi stabilirsi a Buenos Aires, dove muore il 16 luglio del 1976.
È proprio nell’ambito dell’Antico che il Nostro offre i contributi teorici più cospicui e rilevanti, che restano tutt’oggi un valido punto di riferimento. A Mondolfo, per esempio, si deve il prestigioso progetto in parte incompiuto di traduzione in italiano della monumentale “storia della filosofia antica” di Eduard Zeller, Die Philosophie der Griechen in ihrer geschichtlichen Entwicklung dargestellt (1856). Grazie anche alla collaborazione di altri validi studiosi, tra i quali Giovanni Reale, Antonio Capizzi e Margherita Isnardi Parente, per La Nuova Italia, venne pubblicata, in più volumi, La filosofia dei Greci nel suo sviluppo storico (dal 1932 al 1961). Lungi dall’essere una semplice traduzione, quest’opera nel suo complesso propone diversi arricchimenti teorici e molteplici integrazioni concettuali, che l’hanno resa un’autentica novità nello scenario nazionale e internazionale dei suoi tempi, motivo per cui l’Editore ha opportunamente scelto di apporre il nome di Mondolfo accanto a quello di Zeller, intendendoli entrambi autori in pari misura.
Tra le altre opere, tutte, a vario titolo, preziose, segnaliamo L’infinito nel pensiero dell’antichità classica (La Nuova Italia 1956, già edita nel 1934 con il titolo L’infinito nel pensiero dei Greci, presso Le Monnier), La comprensione del soggetto umano nell’antichità classica (La Nuova Italia 1958, già edita in spagnolo per Eudeba nel 1955). Questi due studi, infatti, muovono da un intento preciso, che può considerarsi pienamente raggiunto: scardinare molte delle letture consolidate nel panorama critico contemporaneo a Mondolfo, ma che egli stesso a ragione reputa inefficaci nella loro rigidità, unilateralità e pregiudizialità ideologica. L’interpretazione mondolfiana, invece, torna ai testi, per dare voce agli Autori e per studiarli “dall’interno”, cioè, per quanto è possibile, dalla loro stessa prospettiva. Di tale movenza teorica, che caratterizza l’intera produzione di Mondolfo, offrono un ottimo esempio sia Lucia Palpacelli, Mondolfo in dialogo con Calogero: il dibattito critico sull’Eleatismo, sia Emidio Spinelli, L’interiorizzazione della morale: Rodolfo Mondolfo lettore di Epicuro. Al di là delle specifiche questioni concettuali affrontate, tali contributi valorizzano la postura ermeneutica con cui Mondolfo si dedica al suo lavoro, attento e appassionato, di storico della filosofia, che lo porta ad instaurare un dialogo fecondo con i Classici, lasciandosi provocare dalla loro “tremenda e meravigliosa” complessità o come egli stesso scrive:
Oggi ci risulta in pieno che, per comprendere lo spirito ellenico e la sua feconda vitalità, noi dobbiamo considerarlo come un’armonia di tensioni opposte, cioè applicare ad esso il concetto che Eraclito affermava per la realtà dell’essere: sempre in lotta e sempre in armonia, in cui la lotta è genitrice di tutte le cose, miscuglio che si decompone quando non sia agitato, vita che si estinguerebbe se si compisse l’augurio di Omero che si estingua ogni discordia.7
Ad uno sguardo d’insieme su queste essenziali riflessioni introduttive, si ricava una traiettoria biografica durata ben 99 anni, dei quali 50 dedicati all’insegnamento e alla ricerca con un impegno mai sopito e concretamente visibile in una bibliografia sterminata, che conta circa 644 titoli.8 Non solo. Si delinea anche un’esistenza che si intreccia, in modo indissolubile, ai grandi e tragici eventi della storia del Novecento, tale da rendere Rodolfo Mondolfo un illustre protagonista dei suoi tempi e un autentico pensatore “oltre le frontiere”. Questo oltrepassamento si verifica tanto nella sfera pratica, per una vita vissuta tra l’Italia e l’Argentina, cominciata a Senigallia e conclusa a Buenos Aires, quanto, e soprattutto, sul piano intellettuale, per la dotta capacità con cui Mondolfo spazia nell’intera parabola del pensiero occidentale. Egli, infatti, firma opere dalla mirabile profondità teorica e tutte attraversate da un lampante riverbero politico, tramite le quali dà prova non solo di essere un eccellente studioso di filosofia, ma, ancora prima, un vero filosofo egli stesso.
1 R. Mondolfo, Alle origini della filosofia della cultura, petite plaisance, Pistoia 2020, p. 70.
2 N. Bobbio, Maestri e compagni, Passigli Editore, Firenze 1994, p. 5.
3 Ivi, pp. 7-8.
4 Posta sotto gli auspici del XXV World Congress of Philosophy, “Philosophy across Boundaries”, che si terrà a Roma dall’1 all’8 agosto 2024, la Conferenza è stata organizzata con il contributo del Banco Marchigiano Credito cooperativo italiano, e con il patrocinio della SFI Società Filosofica Italiana, dell’Associazione di Storia Contemporanea Senigallia, dell’Istituto Gramsci Marche e dell’Editrice Petite Plaisance, alla quale va il nostro sentito ringraziamento per avere scelto di pubblicare il presente volume.
5 G. Reale, Presentazione, in R. Mondolfo, L’infinito nel pensiero dell’antichità classica, Bompiani, Milano, pp. VII-XXII, p. VIII.
6 E. Garin, Tra due secoli: socialismo e filosofia in Italia dopo l’Unità, De Donato, Bari 1983, p. 223.
7 R. Mondolfo, L’infinito nel pensiero dell’antichità classica, cit., p. 17.
8 Cfr. C. Bianco, Bibliografia degli scritti di Mondolfo, in R. Mondolfo, La comprensione del soggetto umano nell’antichità classica, presentazione di G. Reale, Bompiani, Milano 2012, pp. 757-824.
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