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«Una storia della filosofia, che non sia anche ricerca della verità, intesa come valore eterno, potrà interessare, ammesso che sia possibile, all’erudito o all’antiquario, ma non all’uomo che voglia esercitare integralmente la propria umanità».
E. Berti
La critica di Platone ad Anassagora, contenuta nel Fedone, è forse la più antica testimonianza che ci è pervenuta sul pensiero del filosofo di Clazomene, interpretata come un rimprovero, rivolto da Platone al suo predecessore, perché questi, pur avendo posto come «ordinatore e causa di tutte le cose» il Nous dottrina, secondo Platone, ottima , non avrebbe poi fatto di questo Nous un uso adeguato per spiegare la realtà. Il punto che qui ci interessa è l’accusa, rivolta da Platone ad Anassagora, di non avere affatto parlato del bene, cioè dell’unica vera causa di tutte le cose, pur avendo avuto la possibilità di farlo. Col presente breve contributo mi propongo di vedere se tale accusa sia fondata, cioè se sia vero che Anassagora non si è mai interessato del bene.
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