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«Il tragico sopravvive alla tragedia. Finita questa anche nelle sue forme più consone ai nuovi tempi, non cessa la riflessione su quella che è ormai considerata questione di natura eminentemente teorica. Il tragico s’impone così come categoria forte, anche se e forse proprio perché il suo statuto disciplinare rimane incerto: filosofico, letterario, psicologico?». Questa riflessione, contenuta nel saggio La tragedia e il tragico (1996), fornisce non solo un’efficace chiave di lettura, ma indica anche un filo rosso che accompagna i saggi di Diego Lanza raccolti in questo volume. Dramata, II (Scritti sulla tragedia antica e le teorie del tragico) propone diciassette interventi che il grecista dell’ateneo pavese ha pubblicato tra il 1976 e il 2007 su tragedia e tragico spaziando dalle regole della prassi drammaturgica nell’Atene del V secolo a.C. ai grandi modelli ermeneutici che hanno ripensato il “tragico” nella modernità nel campo degli studi filologico-antichistici (Wilamowitz, Jaeger, Pohlenz, Schadewaldt, Reinhardt, von Fritz) in quello drammaturgico (Hölderlin, Schiller, Goethe) e in quello filosofico (Hegel, Schopenhauer, Nietzsche, Heidegger, Lukàcs, Benjamin, Jaspers).
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