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«La ricchezza delle società nelle quali predomina il modo di produzione capitalistico si presenta come una “immane raccolta di merci” e la merce singola si presenta come sua forma elementare».
Karl Marx,
Il capitale. Critica dell’economia politica
Pienamente consapevole dei rilevanti limiti estetici dei testi qui presentati, ho deciso comunque di pubblicarli, perché mi sembrano parte integrante della mia piccola (in tutti i sensi!) produzione saggistica, a cui aggiungono una componente sensibile-emotiva che è propria di tutte le forme di attività estetica, indipendentemente dal loro intrinseco valore. Non sono certamente io a dover stabilire se in essi vi sia o no qualche spunto d’interesse generale; è fuor di dubbio, tuttavia, che solo ciò che aspira ad avere un valore che trascenda l’esperienza del singolo, merita davvero di riuscire o anche, come temo sia questo il caso, di fallire, senza essere solamente un’ innocua perdita di tempo.
Non ho molto altro da dire ad un eventuale lettore, né voglio pavoneggiarmi con una serie di rimandi letterari o filosofici, che, quando ci sono, o fanno integralmente corpo col testo, o sono soltanto una sua posticcia e patetica legittimazione. Non posso però esimermi dal menzionare quello che ha cercato di essere il filo rosso della strutturazione formale delle liriche che seguono, filo rosso che può essere sintetizzato da una ripetuta affermazione del grande regista cinematografico Joseph Losey a proposito dell’insegnamento fondamentale che egli aveva tratto da Bertolt Brecht: quando l’emozione impedisce e non stimola il corso del pensiero e della riflessione, l’autore ha fallito.
L’appendice saggistica che chiude il libro non mi pare fuori luogo, dato che può contribuire a riflettere realisticamente e materialisticamente su quell’esigenza di trasformazione radicale della società capitalistica, la quale, sebbene soprattutto come rifiuto dei tratti storicamente estranianti dell’esistente, costituisce uno degli assi portanti dei miei abbozzi poetici.
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