La cornice

Non era una cornice comunemente intesa, non ospitava immagini accennate in fini tracce o ardentemente plasmate nel magma della forma; pazientemente profilata da mani esperte nei diversi legni, intagliata poi dorata al tepido sole di lontani pomeriggi contro i muri un po’ scrostati di vecchie botteghe artigiane.

Non delimitava, nell’abbraccio di filigrane dalle marine trasparenze, specchi oscurati dal tempo, melanconici specchi di esistenze e vuoti immensi nel profondo di saloni scanditi dall’assenza.

Lungi dal racchiudere uno spazio, ne era piuttosto parte, quasi elemento di un più vasto affresco e impercettibile accenno a una vita propria. Vi si delineavano talvolta forme impalpabili di pura idea che, nondimeno, avevano parvenza di realtà: simulacri di foglie, di fiori, di rami ed erbe appena sfiorati in un rapido trasvolare d’elitre, che ne avevano catturato colori e iridescenze in un impegno di credibile impostura. Ruotando e alternandosi, si organizzavano in attimi e stagioni, trapassavano in dissolvenze d’albe e di tramonti, perennemente identiche a se stesse.

Erano stanze del tempo, dove simultaneità di essenze cancellavano limiti fittizi e tutto giungeva in esistenza in quel momento, e mai era stato prima. Spariva l’infanzia luminosa, l’età matura non sarebbe stata e il vortice inglobava, rimandando bagliori d’illusorietà.

Le età del mondo vi apparivano nel digradare di schermi trasparenti, morfologie vegetali issate lungo l’asse del cosmo-albero dai rami come bracci di candelabro. Altri alberi appresero poi a volare in questi spazi, sradicandosi da impervie alture, quando un canto li ricondusse verso l’alto, placandone la nostalgia.

Un vecchio tronco, solcato da una vita silente nel profondo delle fibre, se ne trovò squarciato e ancora germogliò scuotendo ali di farfalle intorpidite. Levò giovani rami, sondando il verde in una rifrazione di cristallo, e quella luce le destò dal sonno greve della terra per innalzarle a un nuovo cielo. Qui folgorò uno sguardo di sùbita pietà, che armonizzava sfere ed esistenze, e la cornice rivelò ventagli di palme spiegate al ritorno dell’ospite lontano, e argentei palpiti di foglie al soffio dell’attesa.