|
Marx ebbe sempre un interesse vivo, costante, mai episodico e saltuario, per i progressi che si stavano facendo nelle scienze naturali ed applicate. Questo interesse non era fondato sul progetto di “incorporazione” della propria scoperta (il materialismo storico come teoria della genesi, sviluppo e declino di determinati modi di produzione, in particolare quello capitalistico) in un’enciclopedia generale delle scienze di tipo positivistico, ma si basava su di una acuta consapevolezza di tipo interdisciplinare, ostile a quella esasperata divisione accademico-universitaria delle discipline che fu un prodotto [...] del grande positivismo europeo dell’Ottocento. [...] Ingenera stupore e sdegno, il permanere della leggenda che vuole Marx mendicare, alla porta della casa di Darwin, il permesso di dedicare Il Capitale al grande naturalista. Marx ammirava infatti moltissimo Darwin, ma non ne feticizzò mai il metodo e non attribuì mai al darwinismo teorico una natura teleologico-metafisica (quasi volesse “legittimare” una lettura teleologico-deterministica della propria opera assimilandola a quella darwiniana). Marx non permise mai alla propria autoconsapevolezza scientifica l’irruzione di una immagine teleologico-necessitante della propria concezione dell’accumulazione del capitale [...], nonostante alcune evidenti concessioni all’immagine ottocentesca della scienza. Impedì questo la sua consapevolezza filosofica di tipo ontologico-sociale. Questa leggenda (coltivata per suggerire un’analogia fra il progetto teorico marxiano e quello darwiniano) è stata sfatata da M. Fay.
Costanzo Preve
|