La teoria del valore è stata tradizionalmente vista come il cuore pulsante del marxismo. Non è un caso che i critici di Marx si siano particolarmente accaniti contro la nozione di valore, considerandola di volta in volta, troppo astratta o troppo concreta, troppo riduttiva o troppo estensiva. Una ulteriore conferma ha, per così dire, carattere negativo: gli intellettuali marxisti che hanno abbandonato la teoria del valore si sono visti costretti, magari dopo anni, ad abbandonare anche il marxismo.
Che ci sia oggi bisogno di “superare” il marxismo è fuori di dubbio. L’avvento della cosiddetta “globalizzazione”, il crollo del socialismo reale, la totale integrazione dei partiti socialisti e comunisti, non sono fatti spiegabili entro l’orizzonte del marxismo tradizionale, sia ortodosso che eretico. Occorre dunque abbandonare anche la teoria del valore?
Non è detto. Superare qualcosa non significa sempre metterla da parte. Secondo la tradizione dialettica, superare (nel senso del tedesco aufheben) significa anche conservare, sviluppare, inverare. Per superare le categorie di una data filosofia, il dialettico le fa interagire secondo la loro specifica logica, le fa funzionare senza condizionamenti esterni finché non sono le categorie stesse a spingere il ragionamento fuori dal proprio orizzonte.
Questo breve saggio vuole essere un tentativo di operare un simile superamento dialettico. La teoria del valore verrà utilizzata per rendere conto di fenomeni che il marxismo tradizionale considererebbe assurdi, come la natura non proprietaria del legame sociale capitalistico, la mancata socializzazione della produzione, la mancata socializzazione del general intellect, l’assenza di una coscienza unitaria di classe (tra i dominanti come tra i dominati), ma soprattutto l’impossibilità di trovare, entro il modo di produzione capitalistico, un soggetto in grado di fuoriuscire da esso.
Il principale vantaggio di tale approccio è la sistematicità. Quasi tutti i tentativi di superare il marxismo hanno prodotto risultati interessanti, ma purtroppo non sistematici. Sperare nella possibilità di coerentizzare queste acquisizioni in un secondo momento è illusorio, dato che la forma sistematica (logica) non è un dato estrinseco, non è un ordine estraneo agli elementi che ordina. È dunque opportuno procedere sistematicamente fin dall’inizio, anche se non si hanno le idee del tutto chiare, anche se la forma del sistema verrà in seguito ristrutturata.
Proprio ragionando in questa prospettiva, si è scelto di scrivere un saggio breve e schematico. L’obiettivo è quello di presentare alcune tesi fondamentali, evitando di appesantire l’esposizione con citazioni o considerazioni filologiche. Per tutto questo ci sarà tempo, soprattutto se il saggio stimolerà una discussione. In ogni caso, abbiamo fornito alcune indicazioni bibliografiche nella nota conclusiva.