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Stiamo oggi assistendo ad una riscoperta di Marx come “profeta della globalizzazione”, una riscoperta che però tace sulla teoria del valore, considerandola del tutto fuori moda. In effetti, come alcuni acuti interpreti hanno fatto notare, la teoria del valore sembrerebbe legata proprio agli elementi del marxismo oggi meno difendibili (economicismo, operaismo, primato delle forze produttive, ecc.).
Questo saggio va contro corrente. La teoria del valore viene considerata un buon fondamento logico per superare il marxismo tradizionale (sia ortodosso che eretico), un valido strumento per capire perché il comunismo non sorga spontaneamente dal capitalismo, perché la produzione non si socializzi, perché la classe operaia non sia la levatrice di una società più giusta.
Per assolvere a questa funzione, la teoria del valore deve essere esposta nella sua purezza logica, una purezza che viene “prima” delle integrazioni e distorsioni che la tradizione marxista, a cominciare dallo stesso Marx, vi ha depositato sopra.
Anziché annoiare il lettore con una ricostruzione filologica di questa “teoria del valore logicamente pura”, l’autore ha scelto invece di esporla in forma applicata, pratica, mostrando come essa ci permetta di comprendere quella fase dello sviluppo capitalistico che chiamiamo “globalizzazione”, “mondializzazione”, o “postfordismo”.
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