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Gli ultimi scritti di Antonio Negri rappresentano, forse, il maggiore tentativo attuale di rendere pensabile la prospettiva comunista nei termini di tendenza reale e non, semplicemente, di eterna posta in gioco del conflitto sociale. Centrata sull’idea dello sviluppo prorompente del marxiano General Intellect, incarnato nella cosiddetta “intellettualità di massa” capace finalmente di sganciarsi dalla potenza pervasiva del legame sociale capitalistico, l’eresia di Negri lascia, però, intravedere la permanenza di molti dei limiti che hanno caratterizzato il nucleo irriformabile dell’ideologia comunista nel Novecento (concezione stadiale dello sviluppo capitalistico, innovazione tecnica come immediata possibilità di vita liberata, prometeismo del soggetto collettivo, ecc..). La profondità delle analisi di Negri sembra, così, essere indissolubilmente intrecciata a straordinari meccanismi di rimozione della problematicità delle questioni da essa stessa sollevate.
Questa pubblicazione non ricostruisce l’evoluzione dell’elaborazione di Negri né si addentra nella molteplicità di riflessioni e spunti che essa ci offre. Nell’affrontare criticamente i temi del General Intellect e dell’ennesima soggettività salvifica proposta, quel che si intende fare è confrontarsi con il nucleo attorno al quale si vanno coagulando le posizioni teoriche di diversi autori italiani. L’idea dello svilupparsi autonomo di un capitale di capacità, intelligenze e energie “costituenti” già fuori dalla violenza prosaica del legame sociale capitalistico può condurre, infatti, non solo all’ottimismo della ragione affermato da Negri, ma anche all’abbandono di ogni critica globale al capitalismo in nome di una molteplicità variopinta di linguaggi, impulsi e suggestioni indipendenti (magari vaganti nella rete cyberspaziale più volte evocata da Franco Berardi).
L’autore non intende criticare queste posizioni in nome di una ormai afasica ortodossia marxista e comunista. Al contrario, ponendo interrogativi alle elaborazioni dei “partigiani del General Intellect” e tracciando linee di differenziazione rispetto ad essi, vorrebbe partecipare alla costruzione di una cultura critica, che parta dall’assunzione dell’attuale impossibilità di “ricavare” un esito comunista dalla dinamica capitalistica, in favore di un nuovo orizzonte di studio e di resistenza.
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