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Quando il disegno della mia vita sarà completo, vedrò, o altri vedranno una cicogna? - K. BLIXEN
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Cat.n. 199

Pietro Piro

Il dovere di continuare a pensare. Interventi, saggi e recensioni.

ISBN 979-88-7588-114-6, 2013, pp. 128, formato 140x210 mm., Euro 12 – Collana “Divergenze” [49].

In copertina: Egon Schiele, Houses on the River (The Old Town), 1914.

indice - presentazione - autore - sintesi

12,00

I.

In cortei ipnotici su strade illuminate a festa, si consuma la liturgia ortodossa dell’ultimo acquisto. Promesse di felicità a buon mercato spingono masse rumorose e isteriche attraverso labirinti irrisolvibili di scaffali metallici. Bambini ancora inermi, tuttavia già pronti a divorare cibi dagli ingredienti impronunciabili, sono trascinati con volti sognanti e spenti attraverso le cataste babeliche della merce in saldo. Scrutando tra la folla, non un viso risplende. La tensione divora ogni attimo di queste vite tese e spoglie, accuratamente manipolate da nuovi e potenti stregoni. Un senso di vuoto, mai così intenso e diffuso, avvolge ogni anima e solo occasionalmente la gioia di vivere concede ancora residui della propria potenza.

II.

Nelle periferie, intanto, alberi abbandonati fioriscono di frutti amari e velenosi. L’erba alta copre i sacchi di plastica, le bottiglie, i cartoni. Insetti di ogni forma popolano questi angoli devoti allo spirito selvaggio di una natura indifferente. Una carcassa d’auto abbandonata è diventata ricovero per i cani. Un albero senza foglie è ricoperto da brandelli di sacchi di plastica che il vento ha stracciato, trasformandoli in sottili filamenti argentei e neri agitati dal vento. Uomini dalle biografie spezzate, violente, marginali, raccolgono oggetti inanimati rovistando tra i rifiuti. Un cane nero, magro, senza un occhio, barcolla e cade. Una nuvola di polvere densa e sottile si solleva da un camion carico di detriti.

III.

Il dio denaro impone l’ordine del discorso, segna il tempo, lo ca­ratterizza, lo informa. Una vita non dedicata devotamente al suo servizio si annuncia vuota, insignificante, tetra. Il denaro ha spo­gliato l’animo di ogni uomo sulla terra e lo ha reso nudo di fronte alla fredda logica del calcolo degli interessi mensili. Si educano i figli al feticismo della merce e si fa di ogni bambino un piccolo avaro. Vecchi abbandonati di fronte a schermi luminosi, affogano nel loro stesso disincanto. Dimenticati dai propri figli, sommamente occupati a sopravvivere. Donne giovani, belle e indipendenti, la cui unica colpa può essere ricondotta alla volontà di sottrarsi alle angherie dei propri aguzzini, sono divorate da uomini bestiali, educati alla violenza e al sopruso. Ovunque, laghi di sangue in cui nuotano corpi nudi di donna.

IV.

La programmazione spettacolare, intanto, mescola sapiente­mente pornografia; visite del santo padre agli ammalati; discorsi di politici sfiniti dalla menzogna; documentari sentimentali di migrazione di fenicotteri rosa; giochi a premio; cinegiornali del ventennio fascista commentati con voci giovanili e condannanti; tette sproporzionate in primo piano; telegiornali regionali; notizie economiche; risultati di campionati di ping-pong; approfondimenti sull’uso di nuovi trattori in un villaggio di contadini dell’America latina; corsi di trucco, massaggio, pittura, decorazione; pubblicità aggressive e gridate di pentole antiaderenti; vendite di opere d’arte molto quotate nel mondo dell’arte ma praticamente sconosciute ai più, vendute a prezzi popolari e oggettivamente accessibili; bio­grafie di dittatori e di terroristi; panoramiche sull’incremento della produzione del latte in un allevamento in Svezia; sondaggi sulle prossime elezioni; toccanti testimonianze di miracoli e ad libitum ogni genere di paccottiglia infiocchettata e sapientemente ripulita da ogni residuo di moralità.

V.

Milioni di uomini dotati di documenti attestanti ogni genere di competenza, la cui vita è passata quasi senza accorgersene, nella promessa allettante di una posizione rispettabile in una società di manichini, sono condannati a disperdere i loro sogni omologati in colloqui d’assunzione la cui ritualità implica sempre uno stupro e una farsa. Il lavoro si paga solo per errore o per costrizione polizie­sca e la gerarchia dei poteri implica la menzogna e lo sfruttamento come attributi imprescindibili di una carriera da gerarca e da bu­rocrate. I proletari di tutto il mondo si uniscono più che mai nello stordimento della merce e nell’ipnosi di massa dell’industria dello svago. Tutte le qualità secolari di famiglie geniali e inventive, sono dissipate da nuove generazioni di volgari parvenus, il cui modello di vita s’ispira, quasi sempre, a un film di quarta categoria girato a Hollywood.

VI.

L’eccesso assoluto di ogni cosa, il debordare schizofrenico di ogni messaggio, la frenesia di ogni vita accelerata sino alla disin­tegrazione, induce il pensiero a farsi semplice ronzio, eco quasi impercettibile di suoni di macchine. Pensare, poetare, sognare, diventano attività marginali e inattuali, inservibili al funzionamento di un enorme macchinario in cui l’uomo svolge la sua docile fun­zione d’ingranaggio.

VII.

A questa logica puzzolente e mortifera, non si può fare altro che contrapporre una febbrile attività improduttiva come leggere e rileggere il Don Quijote immedesimandomi a piacere in Sancio o nel Cavaliere della Trista Figura; giocare a fare la parte del tonto e fingersi pazzo; elaborare lutti; sognare; poetare; escogitare piani rivoluzionari, piani di fuga, piani di resistenza; amare i propri amici e pregare affinché i nemici rimangano tali; girovagare senza meta e senza scopo e infine pensare. Il dovere di continuare a pensare non ha nessun carattere costrittivo. Si tratta di sperimentare la gioia del vivere. Sentirla, coltivarla, diffonderla.

VIII.

Il dovere di continuare a pensare, è la gioia di vivere che si mani­festa attraverso la Grazia e che risplende nelle tenebre del nostro tempo grazie alla potenza dello Spirito.



Ci rivolgiamo a lettori che vogliano imparare qualcosa di nuovo, che dunque vogliano pure pensare da sé (K. Marx). – Chi non spera quello che non sembra sperabile non potrà scoprirne la realtà, poiché lo avrà fatto diventare, con il suo non sperarlo, qualcosa che non può essere trovato e a cui non porta nessuna strada (Eraclito). – ... se uno ha veramente a cuore la sapienza, non la ricerchi in vani giri, come di chi volesse raccogliere le foglie cadute da una pianta e già disperse dal vento, sperando di rimetterle sul ramo. La sapienza è una pianta che rinasce solo dalla radice, una e molteplice. Chi vuol vederla frondeggiare alla luce discenda nel profondo, là dove opera il dio, segua il germoglio nel suo cammino verticale e avrà del retto desiderio il retto adempimento: dovunque egli sia non gli occorre altro viaggio (M. Guidacci).

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