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Quando il disegno della mia vita sarà completo, vedrò, o altri vedranno una cicogna? - K. BLIXEN
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Cat.n. 199

Pietro Piro

Il dovere di continuare a pensare. Interventi, saggi e recensioni.

ISBN 979-88-7588-114-6, 2013, pp. 128, formato 140x210 mm., Euro 12 – Collana “Divergenze” [49].

In copertina: Egon Schiele, Houses on the River (The Old Town), 1914.

indice - presentazione - autore - sintesi

12,00

Il dovere di continuare a pensare non è riservato ai filosofi. Al contrario, è proprio da parte di coloro che generalmente la società non indica come i “detentori del pensiero” che ci si aspetta qualcosa in più, uno sforzo nuovo e sincero in questa direzione. È l’intera società che deve imporsi il dovere di esercitare il pensiero critico. 

L’eccesso assoluto di ogni cosa, il debordare schizofrenico di ogni messaggio, la frenesia di ogni vita accelerata sino alla disintegrazione, induce il pensiero a farsi semplice ronzio, eco quasi impercettibile di suoni di macchine.

Pensare, poetare, sognare, diventano attività marginali e inattuali, inservibili al funzionamento di un enorme macchinario in cui l’uomo svolge la sua docile funzione d’ingranaggio. A questa logica puzzolente e mortifera, non si può fare altro che contrapporre una febbrile attività improduttiva come leggere e rileggere il Don Quijote, immedesimandomi a piacere in Sancio o nel Cavaliere della Trista Figura; giocare a fare la parte del tonto e fingersi pazzo, elaborare lutti, sognare, escogitare piani rivoluzionari, piani di fuga, piani di resistenza. Amare i propri amici e pregare affinché i nemici rimangano tali. Girovagare senza meta e senza scopo e infine pensare. Il dovere di continuare a pensare non ha nessun carattere costrittivo. Si tratta di sperimentare la gioia del vivere.

Sentirla, coltivarla, diffonderla.



Ci rivolgiamo a lettori che vogliano imparare qualcosa di nuovo, che dunque vogliano pure pensare da sé (K. Marx). – Chi non spera quello che non sembra sperabile non potrà scoprirne la realtà, poiché lo avrà fatto diventare, con il suo non sperarlo, qualcosa che non può essere trovato e a cui non porta nessuna strada (Eraclito). – ... se uno ha veramente a cuore la sapienza, non la ricerchi in vani giri, come di chi volesse raccogliere le foglie cadute da una pianta e già disperse dal vento, sperando di rimetterle sul ramo. La sapienza è una pianta che rinasce solo dalla radice, una e molteplice. Chi vuol vederla frondeggiare alla luce discenda nel profondo, là dove opera il dio, segua il germoglio nel suo cammino verticale e avrà del retto desiderio il retto adempimento: dovunque egli sia non gli occorre altro viaggio (M. Guidacci).

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