Epos qui sta, non senza momenti lirici e metafisici, per dramma e viaggio esistenziale. Condivido con Heidegger, che il poeta e la poesia siano i custodi del linguaggio dell’Essere. Questo è il ruolo non delegabile ad altri né sottraibile alla funzione del poeta nel suo tempo.
È la Parola, nella significatività pura ed assoluta regno del reale-immaginario e nella sua forma oscura o limpida che sia, purché sorretta da una versificazione classica o sperimentale presupposto e traguardo irrinunciabile del discorso poetico.
Ma resta ancora un problema che tormenta la coscienza del poeta: la poesia, il linguaggio ultimo sono utilizzabili fuori dalle loro categorie assolute? Intuizione e passione civile si conciliano nel Movimento Infinito della Poesia?
Può accadere che la passione del sentire, irrompendo nel campo della parola, ne cambi radicalmente pulsione e direzione contaminandola, così come all’opposto può accadere anche che l’esserci dell’esistenza con la sua storia rischi di restare fuori del Tempo della Poesia.
Da viaggiatore solitario, nel mio modo di fare poesia, ho cercato di superare questa dicotomia sperimentando il linguaggio in tutte le possibili forme applicabili alla realtà del tempo direttamente vissuto o recuperato dal Mito e dalla memoria storica per cogliere, laddove possibile, veridicità ed essenza.
Vasco Ferretti
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