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Quando il disegno della mia vita sarà completo, vedrò, o altri vedranno una cicogna? - K. BLIXEN
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Cat.n. 178

Vasco Ferretti

Epos/Eros. Opera poetica in sette canti. Introduzione di Pietro Pancioli. Postfazione di Roberto Carifi.

2011, pp. 96, formato 130x210 mm., Euro 10.

In copertina: J. Mirò, Disegno (1981) con dedica dell’autore.

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10,00

Epos qui sta, non senza momenti lirici e metafisici, per dramma e viaggio esistenziale. Condivido con Heidegger, che il poeta e la poesia siano i custodi del linguaggio dell’Essere. Questo è il ruolo non delegabile ad altri né sottraibile alla funzione del poeta nel suo tempo.

È la Parola, nella significatività pura ed assoluta – regno del reale-immaginario – e nella sua forma – oscura o limpida che sia, purché sorretta da una versificazione classica o sperimentale – presupposto e traguardo irrinunciabile del discorso poetico.

Ma resta ancora un problema che tormenta la coscienza del poeta: la poesia, il linguaggio ultimo sono utilizzabili fuori dalle loro categorie assolute? Intuizione e passione civile si conciliano nel Movimento Infinito della Poesia?

Può accadere che la passione del sentire, irrompendo nel campo della parola, ne cambi radicalmente pulsione e direzione contaminandola, così come all’opposto può accadere anche che l’esserci dell’esistenza con la sua storia rischi di restare fuori del Tempo della Poesia.

Da viaggiatore solitario, nel mio modo di fare poesia, ho cercato di superare questa dicotomia sperimentando il linguaggio in tutte le possibili forme applicabili alla realtà del tempo – direttamente vissuto o recuperato dal Mito e dalla memoria storica – per cogliere, laddove possibile, veridicità ed essenza.

 

Vasco Ferretti



Ci rivolgiamo a lettori che vogliano imparare qualcosa di nuovo, che dunque vogliano pure pensare da sé (K. Marx). – Chi non spera quello che non sembra sperabile non potrà scoprirne la realtà, poiché lo avrà fatto diventare, con il suo non sperarlo, qualcosa che non può essere trovato e a cui non porta nessuna strada (Eraclito). – ... se uno ha veramente a cuore la sapienza, non la ricerchi in vani giri, come di chi volesse raccogliere le foglie cadute da una pianta e già disperse dal vento, sperando di rimetterle sul ramo. La sapienza è una pianta che rinasce solo dalla radice, una e molteplice. Chi vuol vederla frondeggiare alla luce discenda nel profondo, là dove opera il dio, segua il germoglio nel suo cammino verticale e avrà del retto desiderio il retto adempimento: dovunque egli sia non gli occorre altro viaggio (M. Guidacci).

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