|
Questo saggio, scritto da Linda Cesana, appartenente alla generazione filosofica del 1981, e da Costanzo Preve, della generazione filosofica del 1943, è in primo luogo un omaggio a Karel Kosík, pensatore oggi pressoché oscurato. La scelta del titolo del libro è stata dettata dal peso che le parole verità e giustizia rivestono nella riflessione di Kosík. Alla verità che diviene nel tempo si affianca la giustizia come decenza, rispetto del limite.
Se in Dialettica del concreto il filosofo utilizza spesso la parola verità, in alcune interviste e saggi degli anni Novanta del Novecento compare spesso anche la parola giustizia. Il vero e il giusto sono quindi rilegittimati ad oggetto proprio della filosofia, nella sua distinzione dall’ideologia. Nell’antica Grecia la giustizia consisteva nel mettere un freno, un argine, alla prepotenza, all’arroganza degli uomini che poteva mettere in pericolo la sopravvivenza e la riproduzione della comunità. Nell’epoca attuale dal volto dinamico della dismisura la riflessione filosofica torna a interrogarsi con Kosík sul giusto nei termini di senso del limite attraverso la ripresa di domande sull’economia, la scienza, la tecnica che possano aprire ad una alternativa liberatoria dalla subordinazione dell’uomo al sistema di manipolazione in cui ancora oggi si trova a vivere nell’ultra-capitalismo attuale.
Nella seconda parte del libro il concetto guida è quello di «seconda restaurazione» (concetto preso in prestito da Bourdieu) per leggere il ventennio 1989-2009 come caratterizzato dalla rappresentazione ideologica del Novecento come secolo delle utopie assassine e delle ideologie sanguinare e che quindi silenzia i pensatori i quali, al pari di Kosík, criticarono il comunismo storico novecentesco senza abbracciare il liberismo occidentale.
Kosík fa parte di quella rosa di pensatori (Lukács, Heidegger, ecc.) che nel cinquantennio 1920-1970 elaborarono, al di là delle differenze politiche ed ideologiche, una critica unanime al mondo manipolato ed amministrato del capitalismo.
Per accogliere l’eredità di questo pensiero è necessario deideologizzare la filosofia, liberare lo spazio filosofico dalla dicotomia Destra/Sinistra e pensare ad una critica anti-imperialistica e geopolitica per un anticapitalismo futuro.
|