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Prefazione
La citazione completa del detto di Aristotele nella sua Etica Nicomachea, che ho scelto come titolo del libro, nella traduzione latina suona come Amicus Plato, sed magis amica veritas (Platone è un amico, ma la verità è più amica). Perché questa scelta? Perché nel mio cammino esistenziale, ho sempre cercato di mantenere una onestà di fondo e penso di esservi riuscito. Allora diventa chiara la citazione aristotelica: l’amicizia è qualcosa di molto prezioso nella nostra vita e per gli amici si debbono fare sacrifici se necessario. E si può anche favorire un amico in determinate circostanze a patto che questo non significhi intaccare una correttezza di fondo perché Platone è un amico ma la verità deve essere ancor più amica: non si può sacrificare il rispetto alla verità, e cioè al giusto, per favorire un amico. Per carità nessuno è perfetto e chi è senza peccato scagli la prima pietra. Ma un conto è l’errore occasionale, su quale riflettere e porre rimedio, ben altro conto impostare la propria vita sul mero tornaconto personale. Non si possono servire due padroni Dio e Mammona: ad ognuno di noi è certamente capitato prima o poi di trovarsi di fronte alla scelta di obbedire alla propria coscienza o al puro interesse personale.
C’è poi un’altra costante che ha accompagnato il mio percorso esistenziale: la “religione”. Sicuramente da giovane l’ho vissuta in modo tormentato partendo da posizioni iniziali di stampo vetero-cattolico molto repressive. Poi, in età adulta, con le aperture del post Concilio, sono approdato a posizioni di grande apertura e libertà interiore talché la “religione” in senso stretto è stata definitivamente superata. E questo grazie anche alla partecipazione trentennale alla comunità di base di San Paolo in Roma alla quale devo in larga parte il cammino di liberazione descritto nel penultimo capitolo.
Infine, la mia vita professionale di chimico ricercatore ha indubbiamente avuto riflessi non trascurabili nella mia lettura del mondo e qualcosa di questo si è sicuramente trasfuso in quanto scritto.
Ed ecco allora le ragioni di questo scrivere: ho raccolto i miei scritti, fatti in tempi diversi e occasioni diverse (spesso sotto forma di lettere ad amici) su argomenti i più disparati nei quali, però, mi sembra di aver rispettato sempre l’assunto aristotelico e nei quali fa quasi sempre capolino la “religio”. Non c’è un indice normale in questo testo ma solo l’anno dello scritto ed eventuali aggiunte degli anni successivi sullo stesso argomento. Tuttavia, trattandosi di scritti che coprono un arco di circa quarant’anni, mi è sembrato opportuno, all’inizio di ogni passaggio, inserire quando necessario una breve introduzione (stampata con un carattere diverso) che inquadrasse al lettore la situazione dell’epoca alla quale lo scritto fa riferimento. Oppure un commento che chiarisse di chi sto parlando a meno che la persona non fosse già largamente nota.
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