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Cat.n. 251

Giovanni Stellii

Tre lezioni sulla politica di Aristotele.

ISBN 978-88-7588-169-6, 2016, pp. 112, 140x210 mm., Euro 13, Collana “il giogo” [66].

In copertina:Processione panatenaica, blocco VI, rilievo del fregio est del Partenone (Museo dell'Acropoli di Atene) – Fidia (bottega) – 442-438 a.C.

indice - presentazione - autore - sintesi

13,00

Nota introduttiva

 

Giovanni Stelli, oltre ad essere da molti anni un caro amico, è uno dei pochi studiosi italiani in grado di occuparsi, con solide basi teoretiche, sia di autori antichi (in questo caso Aristotele) che di autori moderni (Fichte e Hegel in particolare). Egli infatti, come emerge in queste lezioni, non si limita a fare lo storico della filosofia, ma indaga il testo considerato con occhi teoretici; ovvero non si limita ad esporre, ma cerca di comprendere ed in ultima analisi di valutare, così come realmente facevano e fanno i filosofi. Come egli stesso afferma introducendo le proprie lezioni, «lo scopo di questi incontri è teoretico, ossia filosofico in senso stretto: comprendere che cosa è filosoficamente attuale del pensiero etico-politico di Aristotele». Ciò che è attuale è infatti tale poiché è vero, e come tale valido sempre.

Questa lettura della Etica Nicomachea e della Politica di Aristotele, rispetto ai diversi altri testi in circolazione sul medesimo argomento, presenta infatti grande interesse, oltre che per il rigore e la chiarezza con cui è presentata, per il continuo confronto tra tematica antica a moderna. Sono molti in effetti i temi che, in poco spazio, l’autore si propone di affrontare. E li affronta sempre andando all’essenziale, non perdendosi nella erudizione, non scendendo nei tanti dettagli ermeneutici cui secoli di elaborazione ci hanno abituati. Per citarne solo alcuni, il rapporto fra soggetto e oggetto, fra teoria e prassi, la critica aristotelica ante litteram della legge di Hume, del machiavellismo, la trattazione della giustizia incentrata sul diritto naturale, ed altri ancora che lascio al lettore scoprire.

Come direttore di questa collana, sono pertanto felice che essa abbia potuto arricchirsi di un libro come questo.

 

 

Luca Grecchi

 

 

 

 

Premessa

 

«Aristotele […] è comprensivo e speculativo come nessun altro filosofo, sebbene non proceda in modo sistematico. […] Nessun altro filosofo è stato altrettanto dimenticato dai moderni, e a nessun altro degli antichi siamo perciò altrettanto debitori di riparazione. […] Se la filosofia venisse presa sul serio, non vi sarebbe cosa più degna che tenere un corso di lezioni su Aristotele, il più degno di essere studiato, fra gli antichi filosofi».

Georg W.F. Hegel1

 

 

 

 

Le tre lezioni che seguono furono tenute nei giorni 7, 8 e 9 gennaio 2009 a Napoli nella sede dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici in un seminario dedicato alla politica di Aristotele. Vengono qui pubblicate con alcune modifiche e integrazioni del tutto marginali e mantenendone la forma originaria.

Questioni filologiche e interpretative vengono toccate solo di sfuggita; lo scopo di queste lezioni è teoretico ossia filosofico in senso stretto: che cosa è filosoficamente attuale del pensiero etico-politico di Aristotele? in che misura e in che senso? questa è la domanda a cui cerco di rispondere.

La comprensione del pensiero politico di Aristotele e, più in generale, del pensiero politico classico (intendendo con questo termine la tradi­zione filosofica antica e medievale, fondata sulla metafisica platonico-aristotelica, la cosiddetta metafisica “classica”), presuppone il continuo chiarimento (a volte preliminare) di una serie di categorie fondamentali che si trovano in opposizione, più o meno netta, con le categorie del pensiero moderno, categorie queste ultime che in genere siamo abituati a considerare come «ovvie» e comunque «superiori» a quelle del pensiero antico. Cercherò di mostrare che questa pretesa superiorità è in gran parte illusoria e che, come diceva profondamente Leibniz – il geniale filosofo e scienziato moderno che aveva compreso la necessità di una sintesi tra le categorie della scienza moderna e quelle della metafisica classica – “questi antichi erano più solidi di quanto non si pensi” (“diese Alten waren solider, als man denkt”2).

Mi limito a qualche rapida nota filologica. I testi aristotelici a cui farò riferimento nel corso di queste lezioni sono principalmente l’Etica Nico­machea (E.N.) e la Politica (Pol.). L’Etica Nicomachea – così detta dal nome del figlio del filosofo, Nicomaco, che circa vent’anni dopo la morte del padre ne pubblicò gli scritti – è la più nota e importante delle tre opere di etica che ci sono pervenute sotto il nome di Aristotele; le altre due sono l’Etica Eudemia (E.E.) – il cui titolo deriva forse dall’essere stata dedicata alla memoria di Eudemo di Cipro morto in giovane età e ricordato dallo Stagirita anche nel dialogo giovanile Eudemo – e la Grande Etica (più nota col titolo latino Magna Moralia), un breve trattato il cui titolo deriva forse dalla grandezza dei rotoli su cui era stato scritto e che secondo molti studiosi non è di Aristotele. La Nicomachea è quasi sicuramente poste­riore all’Eudemia e fu composta nel periodo ateniese del filosofo, ossia in un arco di tempo piuttosto ampio che va dal 335-334 al 323-322 a. C. In questi due trattati l’ordine degli argomenti e le idee fondamentali sono molto simili, pur non mancando differenze nell’analisi di alcune questioni particolari; inoltre, i libri V-VI-VII della Nicomachea sono identici ai libri IV-V-VI dell’Eudemia e sono detti perciò “libri comuni”. Senza entrare nel merito dei complessi problemi filologici relativi a questi “libri co­muni” e, più in generale, alla genesi della Nicomachea, si può affermare con sufficiente sicurezza, insieme alla maggioranza degli studiosi, che quest’opera costituisce la formulazione più matura del pensiero etico-politico di Aristotele.

Incerta è anche la datazione della Politica. Poiché nel V libro Aristo­tele menziona l’assassinio del re Filippo II di Macedonia (1311b, 1), che sappiamo essere avvenuto nel 336 a. C., è stato sostenuto da alcuni che l’opera deve essere sicuramente posteriore a questa data. Ma la Politica – come del resto la Nicomachea e le altre opere aristoteliche a noi pervenute – non è stata concepita come un’opera unitaria, ma è una «raccolta» di scritti redatti in periodi diversi; esiste quindi un problema di datazione dei singoli libri in cui è suddivisa, alcuni dei quali sono probabilmente anteriori al 336. Ai fini di una datazione sicura perdono di significato anche i passi in cui Aristotele rinvia ai suoi scritti di “etica”, poiché non è possibile identificare con certezza questi scritti con le opere aristoteliche che ci sono pervenute col titolo di “Etica”. In conclusione, per la data di composizione della Politica è possibile soltanto indicare genericamente un periodo che va dal 345 al 325 a. C.

Sia nel testo della Nicomachea sia in quello della Politica si trovano frequenti ripetizioni, rimandi spesso di non semplice decifrazione, frasi che nel contesto sembrano incongrue. Queste particolarità si spiegano te­nendo presente il carattere delle opere acroamatiche (dal verbo ἀκροάμαι, ascoltare) di Aristotele, destinate cioè ai discepoli che ascoltavano le lezioni nella sua scuola, opere che costituiscono il «Corpus aristotelicum» pervenutoci nell’edizione curata da Andronico di Rodi tra il 40 e il 20 a. C. Queste opere “non sono altro, originariamente, che una serie di appunti destinati non alla pubblicazione, bensì a fornire il materiale per le […] lezioni orali: ciò spiega la presenza in esse di aggiunte, esemplificazioni e anche modifiche che l’Autore vi ha successivamente apportato, e che, non usandosi ai suoi tempi la nota a pie’ di pagina, ma tutt’al più interli­neare o marginale, sono poi confluite, al momento della prima edizione, nel testo stesso. Il che comporta, di conseguenza, ripetizioni e doppioni, ovvero sovrapposizioni di scritti di epoche diverse. Inoltre quelli che a noi sono pervenuti nella forma di opere unitarie sono quasi sempre gruppi di brevi trattati, originariamente anche indipendenti, ma relativi ad un unico fondamentale argomento, che sono stati successivamente riuniti da chi ha curato la loro pubblicazione”3. Questo carattere degli scritti aristotelici può provocare a volte in chi legge qualche difficoltà, ma l’applicazione richiesta è ampiamente ripagata dal privilegio di poter entrare, per così dire, nel laboratorio in cui lo Stagirita elaborava e rielaborava di continuo le idee filosofiche che intendeva comunicare ai suoi ascoltatori.

In queste lezioni la lettura dei testi procede seguendo, per quanto possibile, un filo tematico. I testi aristotelici sono stati così in genere raggruppati tematicamente al fine di facilitarne la comprensione teore­tica. In coerenza con l’intento teoretico che mi sono proposto in queste lezioni, ho fatto ricorso solo in qualche caso alla letteratura secondaria e non ho ritenuto di dover aggiungere una bibliografia, che sarebbe stata tanto pletorica quanto inutile, perché facilmente reperibile in altri studi sull’argomento.

 

Mi corre l’obbligo di ringraziare l’Istituto Italiano per gli Studi Filo­sofici nella persona del suo Presidente avv. Gerardo Marotta e, in parti­colare, del suo Segretario Generale Antonio Gargano, il quale nel corso degli anni ha sempre sostenuto il mio lavoro filosofico con profonda competenza e in amicizia. Ringrazio l’amico Luca Grecchi, col quale intrattengo un intenso e fecondo scambio filosofico pluriennale in forma epistolare ed al quale sono debitore di alcune importanti osservazioni anche su queste lezioni, osservazioni che non sempre ho accolto, ma sulle quali ho sempre utilmente riflettuto. Questa pubblicazione è stata realizzata grazie a Luca e alla casa editrice Petite Plaisance, ai quali va quindi la mia riconoscenza.

I testi principali di riferimento, indicati anche volta per volta all’inizio di ogni lezione, sono Etica Nicomachea (E.N.): libri I, II, V, VI, VIII, IX, X e Politica (Pol.): libri I, III, IV, VII, VIII.

Ho raccolto buona parte di questi testi in un’antologia da me curata col titolo Aristotele, La scienza della prassi (da Etica Nicomachea e Politica), Roma 2009, Armando.

Le traduzioni italiane utilizzate nelle citazioni sono le seguenti: Etica nicomachea, a cura di Claudio Mazzarelli, Milano 1993, Rusconi Libri; Politica, a cura di Carlo A. Viano, Milano 2002, Rizzoli; Etica Eudemia, a cura di Pierluigi Donini, Roma-Bari 1999, Laterza; Metafisica, a cura di Giovanni Reale, Milano 1993, Rusconi Libri.

 

 

 

1 Georg W.F. Hegel, Vorlesungen über die Geschichte der Philosophie II, in Werke in zwanzig Bänden, hg. von E. Moldenhauer und K.M. Michel, Frankfurt 1969-1971, Suhrkamp, 19, pp. 132 sg.; tr. it. Lezioni sulla storia della filosofia, a cura di E. Codignola e G. Sanna, Firenze 1930 sgg. La Nuova Italia, vol. II, pp. 276, 388, 293.

2 Gottfried W. Leibniz, Die philosphischen Schriften, hg. von C.J. Gerhardt, Berlin 1875-1890, IV, p. 481, cit. da Vittorio Hösle, Was sind die wesentilichen Unterschiede zwischen der antiken und der neuzeitlichen Philosophie?, in Philosophiegeschichte und objectiver Idealismus, München 1996, Beck, p. 36.

3 Claudio Mazzarelli, “Introduzione” a Aristotele, Etica Nicomachea, Milano, 1993, Rusco­ni, pp. 43 sg.



Ci rivolgiamo a lettori che vogliano imparare qualcosa di nuovo, che dunque vogliano pure pensare da sé (K. Marx). – Chi non spera quello che non sembra sperabile non potrà scoprirne la realtà, poiché lo avrà fatto diventare, con il suo non sperarlo, qualcosa che non può essere trovato e a cui non porta nessuna strada (Eraclito). – ... se uno ha veramente a cuore la sapienza, non la ricerchi in vani giri, come di chi volesse raccogliere le foglie cadute da una pianta e già disperse dal vento, sperando di rimetterle sul ramo. La sapienza è una pianta che rinasce solo dalla radice, una e molteplice. Chi vuol vederla frondeggiare alla luce discenda nel profondo, là dove opera il dio, segua il germoglio nel suo cammino verticale e avrà del retto desiderio il retto adempimento: dovunque egli sia non gli occorre altro viaggio (M. Guidacci).

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