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Gianfranco La Grassa, allievo di Antonio Pesenti formatosi alla scuola althusseriana di Charles Bettelheim, è uno dei maggiori pensatori post-marxisti italiani.
Sviluppando la sua cinquantennale elaborazione teorica, La Grassa identifica l’errore fondamentale di Karl Marx nella centralità attribuita alla proprietà dei mezzi di produzione, dalla quale sarebbero discese previsioni poi confutate dalla storia, una su tutte la formazione del soggetto rivoluzionario che avrebbe dovuto rovesciare il capitalismo.
Constatati i meriti ma soprattutto l’insufficienza della teoria del plusvalore, La Grassa esamina le scissioni funzionali all’interno dell’impresa e propone un paradigma alternativo basato sul conflitto strategico per la supremazia tra agenti sociali dominanti. Essi, facendo uso di una razionalità che prevale su quella strumentale, si affrontano in campo economico, ideologico e politico. Da tale scontro, alla cui base preesiste un oggettivo flusso squilibrante del reale, scaturiscono fasi di ricorsività capitalistiche di tipo monocentrico e policentrico, anche in ambito geopolitico.
L’impostazione critica proposta da La Grassa, vagliata alla luce delle osservazioni sollevate da altri autori, tra cui l’economista Emiliano Brancaccio e i filosofi Emanuele Severino e Costanzo Preve, merita ulteriori approfondimenti per assicurarne una più salda fondazione.
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