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Parlare della libertà in Spinoza può non sembrare facile. Infatti, il rigido determinismo che pare dominare il pensiero del filosofo olandese sembra non lasciare spazio a nessun tipo di libertà. D’altro canto, però, la ricerca di un agire libero è il fine ultimo di tutto il pensiero spinoziano.
Finitezza e Sostanza affronta il problema proponendosi di ricostruire, all’interno del pensiero del filosofo olandese, un modello di libertà che, a partire dall’ontologia profonda, dia ragione della costruzione di una libertà sociale concreta. Il percorso che viene tracciato è quello che porta il modo umano, parte finita come tutte le altre, a divenire progressivamente parte attiva all’interno del processo produttivo anonimo della Sostanza. In questa ottica, è possibile pensare una libertà umana che rifugga ogni genere di astrazione e che dia conto della costruzione di un cosmo sociale umano non più alienato dalle finzioni teleologiche e teologiche, ma libero nella propria finitezza. Spinoza riesce così a pensare un genere di libertà che rispetti l’essere finito dell’uomo e lo ponga, però, come forza produttiva, attiva, creatrice di senso. Una libertà della finitezza che, però, non diviene mai soggetto creatore assoluto. Uno percorso di costruzione dell’agire umano complesso quello che si dipana nell’Etica e nei due trattati politici, che rende conto di un modello di libertà scevro da ogni tentazione assolutizzante e, per ciò stesso, concretamente realizzabile. Fuori da ogni tentativo vano di prescindere dal nostro statuto ontologico di parte finita, Spinoza rilancia la speranza di un agire libero collettivo ed individuale, l’utopia concreta della costruzione di un corpus collectivum disalienato e rispettoso del cosmo naturale in cui lo sviluppo del conatus individuale sia condizione per lo sviluppo del conatus collettivo. Un orizzonte della finitezza che si pone sempre più come causa sui pur all’interno della propria condizione di finitezza, senza mai pretendere di farsi soggetto dirigente del processo totale del cosmo naturale. Questa è ancora la sfida che il filosofo olandese ci lancia: una sfida della finitezza che acquista autonomia, ma mai trascende il proprio statuto ontologico. Un percorso aperto e, per ciò stesso, estremamente concreto.
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