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Alle soglie del terzo millennio, ed a quasi un decennio dalla crisi e dalla dissoluzione catastrofica del sistema di stati e di partiti del comunismo storico novecentesco, è opportuno rilanciare la parola d’ordine di un progetto di ricostruzione di una “filosofia marxista”?
A questa domanda daremo in questo testo una risposta negativa. Riteniamo questa parola d’ordine inopportuna e fuorviante. Sono tuttavia moltissimi i filosofi che darebbero oggi una risposta negativa di questo genere, e ci si può allora chiedere che utilità abbia dedicare un ennesimo testo ad argomentare una posizione oggi tanto universalmente condivisa.
Riteniamo che questo testo abbia una sua utilità ed una sua specificità, per una ragione semplicissima, che enunceremo immediatamente. Nella stragrande maggioranza dei casi, chi sostiene la tesi dell’inopportunità di un rilancio della parola d’ordine di un progetto di ricostruzione di una “filosofia marxista” lo fa all’interno di un giudizio etico-politico che fa da presupposto, esplicito o implicito, a questa tesi. E questo presupposto sta nella rinuncia a criticare radicalmente la totalità dei rapporti capitalistici di produzione oggi rimondializzati, in favore di “strategie” etico-politiche neo-liberali o variamente “riformistiche”. Questo testo si muove invece in un’ottica radicalmente opposta. L’invito a non porsi la parola d’ordine fuorviante della ricostruzione di una “filosofia marxista” è rivolto proprio perché si intende perseverare ed anzi insistere in una prospettiva filosofica radicalmente anticapitalistica. Come si vede, si tratta di un’ottica per lo meno inabituale ed inaspettata. In generale, coloro che si pronunciano per una ricostruzione della filosofia marxista lo fanno proprio perché considerano questa mossa teorica indispensabile per mantenere ed anzi rafforzare una posizione etico-politica anticapitalistica. Dal momento che la nostra posizione è rovesciata, è necessario portare alcune concise argomentazioni per difendere questo punto di vista solo apparentemente eccentrico e paradossale, e che è invece ispirato ad un “razionalismo filosofico” semplicemente un po’ diverso da quello abituale e corrente fra coloro che mantengono una posizione etico-politica globalmente anticapitalistica.
Argomenteremo le nostre tesi in modo estremamente conciso, ma anche (speriamo) comprensibile. In primo luogo, richiameremo due grandi tentativi, compiuti nel periodo storico 1956-1989 e motiveremo la scelta di questa periodizzazione , per ricostruire una credibile filosofia marxista: si tratta dei due tentativi di Louis Althusser e di György Lukàcs, considerati dalla maggior parte dei critici incompatibili ed alternativi, e che invece consideriamo complementari e convergenti. In secondo luogo, faremo un passo indietro, chiedendoci se esista un profilo filosofico univoco e coerente nel pensiero originale di Karl Marx, e daremo a questa domanda una risposta esplicitamente negativa. Riteniamo anzi, in modo volutamente “estremistico”, l’esistenza di una filosofia di Marx una vera e propria “leggenda”. In terzo luogo, chiariremo le due ragioni fondamentali, su cui non ci stancheremo mai di richiamare l’attenzione al rischio di sembrare noiosi, pedanti e ripetitivi, per cui il marxismo dopo Marx è sorto e si è sviluppato con un “codice filosofico” spaventosamente inadeguato e strutturalmente nichilistico: la presunta dicotomia materialismo/idealismo e la negazione del carattere veritativo della filosofia, ridotta ad ancella epistemologica delle scienze positive o ad integrazione “metafisica” di un’ideologia programmaticamente non universalistica. In quarto luogo, sosterremo che i due principali paradigmi filosofici del marxismo dell’ultimo secolo, il paradigma Scienza/Storia ed il paradigma Proletariato/Rivoluzione, paradigmi peraltro convergenti nella loro più profonda essenza, non sono mai usciti, e non potevano peraltro uscire, dal codice nichilistico iniziale. In quinto luogo, faremo rilevare il carattere non realistico ed artificiale di una rifondazione filosofica “non nichilistica” del marxismo, a causa dell’intreccio inestricabile fra le ipotesi scientifiche e le posizioni ideologiche di Marx e dei marxismi successivi e la loro “ricaduta filosofica”. In sesto luogo, ed in conclusione, faremo notare che questa conclusione, apparentemente negativa e pessimistica, è in realtà la premessa possibile di un atteggiamento positivo ed ottimistico, che fa diventare il marxismo nel suo complesso un momento sia pur fondamentale e tuttora parzialmente non esaurito dell’opposizione al capitalismo, e non invece come si espresse a suo tempo Sartre un orizzonte insuperabile del pensiero anticapitalistico. Come si vede, nessuna conclusione negativa e pessimistica, ma anzi esattamente il contrario.
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