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Introduzione
Che cos’è la «comunità»? La domanda in questione non sembra rimandare ad una risposta particolarmente difficile. Chiunque pensi al termine «comunità» ha infatti in mente una certa realtà, dai contorni apparentemente definiti. Quest’idea di «comunità», che accomuna la maggioranza degli uomini, è desunta direttamente dal senso comune, ossia dal modo in cui le cose si palesano immediatamente dinanzi a noi. Orientandosi sulla base del senso comune, la «comunità» appare come un «insieme di persone unite tra loro da rapporti sociali». È questa l’idea di «comunità» che affiora nella nostra mente ogni qualvolta ci imbattiamo nella parola che sembra contenerla ed esprimerla. La «comunità», intesa nei termini su indicati, si presenta dunque alla stregua di una certezza, ovvero di una realtà ovvia, la cui esistenza è data dal fatto che l’uomo esiste sempre insieme ad altri simili, con i quali si trova a condividere alcune caratteristiche comuni. Nella misura in cui si presenta come una certezza, l’idea di «comunità» non sembra suscettibile di riflessione o considerazione critica. Ciò che è “certo” così si ritiene è già interamente conosciuto. Il termine «comunità», in summa, rimanderebbe a un dato ovvio che, come tale, può essere facilmente definito.
Le cose, in verità, stanno in tutt’altro modo. Allorché ci accingiamo a riflettere su tale nozione, possiamo constatare che, come suggerisce la definizione offerta dal senso comune, la «comunità» è certamente un «insieme»; tuttavia, si tratta di un «insieme» su cui non è facile fare chiarezza. Per comprendere questo punto, è sufficiente pensare alle diverse accezioni che il termine «comunità» può assumere. Di «comunità» si può parlare, ad esempio, in ordine all’ambito scolastico; si parla, in questo senso, di «comunità scolastica». Con altra accezione, si parla di «comunità» anche in riferimento alla «comunità economica». Similmente, il termine «comunità» ricorre in espressioni come «comunità nazionale», «comunità virtuale», «comunità scientifica» o «comunità religiosa». Ora, se è vero che il fulcro di queste espressioni è il termine «comunità», è altrettanto vero che esse rimandano a realtà totalmente differenti. Fino a prova a contraria, la parola «comunità», nei diversi modi in cui si presenta, non allude alla medesima idea, poiché presuppone una molteplicità di idee differenti; la stessa definizione di «comunità» relativa al senso comune non sembra adattarsi ad alcune particolari forme di «comunità», come la «comunità scientifica» o la «comunità virtuale»; inoltre, se per «comunità» si deve intendere un «insieme di persone unite tra loro da rapporti sociali», cosa permette di distinguerla da quell’insieme organizzato di individui che è la «società»?
Come si può evincere, quella che immediatamente si presenta come la migliore definizione di «comunità» si rivela, a un’attenta considerazione, una definizione assai povera, se non addirittura una non-definizione, nella misura in cui non rimanda ad una realtà certa e ovvia come pretende il senso comune ma, all’opposto, ad un quid astratto e indeterminato che, in quanto tale, sembra essere indefinibile. Della «comunità» si può forse dire, per certi aspetti, ciò che Aristotele afferma dell’«essere»: essa sembra rappresentare non “una” realtà unica e univoca, ma un «insieme» di realtà; essa pare qualificare qualcosa o meglio, una pluralità di «cose» che può essere espresso solo in molti sensi. Stando così le cose, va da sé come la risposta alla domanda posta in apertura del presente volume «Che cos’è la “comunità”?» sia tutt’altro che semplice o scontata. Al contrario, con ogni probabilità, una risposta siffatta non esiste, giacché non esiste la «comunità», bensì le «comunità». La «comunità» è un quid che sembra dirsi e definirsi solo in molti modi ora, ad esempio, come «comunità umana», ora come «comunità familiare», ora come «comunità politica».
Il fine precipuo di questo numero della rivista «Koinè» è avviare una riflessione sul concetto di «comunità» con l’intento di chiarificare i suoi significati fondamentali. Senza alcuna pretesa di esaustività, attraverso gli interventi che lo compongono, il presente volume mira a fare luce su taluni «modi d’essere» della «comunità», nel tentativo di guidare il lettore alla comprensione delle diverse “idee” e dei diversi “modelli” di «comunità», da una parte, e, dall’altra, di indurlo ad una considerazione critica delle diverse “forme” e “realtà” in cui la «comunità» effettivamente si presenta. L’intento che anima i saggi che costituiscono questo autentico Gespräch sul concetto di «comunità» non è quello di limitarsi a descrivere la «realtà di fatto», richiamando l’attenzione sul modo in cui la «comunità scolastica», la «comunità politica» o la «comunità scientifica» si configurano nelle condizioni attuali; in altri termini, lo scopo non è semplicemente “fotografare” lo stato di cose presente. Comprendere che la «comunità» si definisce e si esprime concretamente in molti modi è imprescindibile: questo, in ogni caso, rappresenta solo il punto di partenza, e non il punto di approdo, di ogni riflessione volta a misurarsi autenticamente con la nozione di «comunità».
Tra gli obiettivi perseguiti dalle “voci” che danno vita al presente dialogo vi è non solo quello di fare chiarezza sull’esistente ma, ancor più, quello di portare alla luce ciò che è possibile e, soprattutto, ciò che è ideale. Le questioni che ispirano e attraversano i diversi contributi non si appellano alle sole comunità esistenti, poiché chiamano in causa le comunità possibili e ideali, assurte a «paradigma» con cui “sintonizzare” e “armonizzare” la prassi umana. Che cosa rende una comunità autenticamente «umana», indipendentemente dal modo d’essere che essa assume nelle condizioni presenti? Quali caratteri devono connotare una «comunità scolastica» affinché possa realmente identificarsi e realizzarsi come tale? In cosa consiste la problematicità del concetto di «comunità economica»? Come devono pensarsi e strutturarsi i rapporti tra i «singoli individui» e la «comunità politica» cui appartengono? Che cosa distingue una «buona comunità» da una «cattiva comunità»? Che cosa consente di trasformare una «pseudo-comunità» in una «vera comunità»? È a questo tipo di domande che i saggi cercano di rispondere, ora attraverso l’analisi del pensiero di un dato filosofo o studioso, ora attraverso il confronto con una determinata esperienza di «comunità».
Riflettere sui molteplici significati di «comunità» è un compito che deve essere assolto in ogni epoca storica. Questo, in ogni caso, diviene tanto più necessario quanto più una data epoca sembra alimentarsi e costellarsi di false forme di «comunità». In tempi recenti, il termine «comunità» ha iniziato a godere di una certa fortuna. Molti, tra coloro che, fino a pochi anni fa, si mostravano indifferenti o sprezzanti nei confronti della «comunità», si sono riscoperti ferventi «comunitaristi», al punto da presentarsi come responsabili alfieri del «bene comune». Il presente numero di «Koinè» vuole essere un invito a ripensare questo concetto, ponendo in discussione le idee di «comunità» che dominano sia il senso comune sia l’opinione pubblica, esortando a distinguere ciò che è “realmente” presente da ciò che è “idealmente” possibile. In questo senso, lo scopo dei saggi che lo compongono è, ad un tempo, critico e costruttivo: infatti, se, da un lato, essi invitano a riflettere criticamente sulle forme che la «comunità» oggi assume, dall’altro, mirano a far emergere e comprendere diversi “ideali” di «comunità», orientando le azioni degli uomini verso l’edificazione di strutture sociali e comunitarie in grado di favorire un’autentica realizzazione dell’essere umano.
Alessandro Dignös
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