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Il fine di questo libro è offrire un contributo alla chiarificazione del pensiero di Marx e di alcuni autori marxisti. Questa proposta non costituisce, sicuramente, un unicum nell’attuale panorama culturale, perché Marx è, fortunatamente, un pensatore ancora piuttosto studiato, in quanto gigante in vari campi, dalla filosofia all’economia, dalla sociologia alla politica. Ciò nonostante, mantenere accesa la luce su questo autore, in un’epoca sempre più disabituata a rapportarsi alla realtà con le categorie interpretative marxiane (modo di produzione, sfruttamento, alienazione, classi sociali, merce, proprietà privata, comunismo, ecc.), risulta tuttora molto importante per mantenere un orizzonte di riferimento alternativo rispetto a quello del nostro tempo. Ecco, dunque, spiegato il fine primario di questo libro, che raggruppa, sul tema in esame, contributi di studiosi di indiscusso valore.
La curatela di questo volume risulta, invece, anomala, per il fatto che sia io che Maurizio Migliori siamo due antichisti, o, meglio, due classicisti, studiosi soprattutto di Platone e Aristotele. A chi si chiedesse pertanto che rapporto hanno i due antichi filosofi con il pensiero di Marx, si potrebbe rispondere in merito che, oltre al legame fra Marx e la filosofia classica rado in termini di citazioni esplicite, ma sostanziale nella influenza implicita esercitata soprattutto dall’opera di Aristotele , comune è senza dubbio, fra questi autori, il desiderio di analizzare la realtà per migliorarla, ai fini della realizzazione, nella misura massima possibile, della libera individualità degli esseri umani, grazie alla strutturazione di una totalità sociale comunitaria. Questo è sempre stato il desiderio di Marx, di Platone, di Aristotele, e di (quasi) tutti gli studiosi di Marx e del marxismo, quali appunto, in gioventù, siamo stati un poco anche io e Migliori.
Svolta questa doverosa precisazione sulla sua genesi, ciò che importa maggiormente è il contenuto del presente libro, i cui contributi andrò ora a sintetizzare.
Il primo saggio, di Luca Michelini, è il più ampio, e ripercorre, in maniera accurata, gli snodi principali del pensiero di Marx (materialismo storico, merce, capitale, sfruttamento, plusvalore, lavoro, denaro, valore, macchine, feticismo ed altri), fornendo un utile quadro di insieme, dando peraltro giustamente priorità al concetto di “modo di produzione sociale”. In un’epoca in cui la filosofia, sapere dell’intero le scienze si occupano invece delle parti , accantona sempre più l’idea di totalità, partire da questo concetto risulta davvero importante. Michelini fa inoltre riferimento all’idea di pianificazione sociale come caratterizzante il comunismo di Marx, riprendendo una tematica ingiustamente a mio avviso, negli ultimi anni, posta in secondo piano, salvo rare eccezioni, negli studi marxisti.
Il saggio di Stefano Petrucciani riguarda invece l’idea rivoluzionaria di Marx, con particolare riferimento agli scritti del 1843-44, partendo da due assunti di fondo: «1) il fatto di pensare, partendo da Hegel, e anzi riconoscendogli di avere visto giusto su questo punto, il rapporto tra la società civile e lo Stato politico come un rapporto tra due poli contraddittori; 2) il fatto di intendere lo Stato allo stesso modo in cui Feuerbach aveva pensato la religione e allo stesso modo in cui M. Hess e K. Marx pensano nel 1843-'44 il denaro, cioè come una forma di alienazione della natura originariamente sociale degli esseri umani». Lo scritto pone acutamente in relazione i temi della alienazione, nella molteplicità dei suoi aspetti, e della rivoluzione, la quale costituisce appunto, per Marx, la dinamica politica principale della emancipazione umana. Il testo comprende anche, fra i vari spunti, una interessante analisi delle rivoluzioni storiche esaminate da Marx, in primis la Rivoluzione Francese, e pone in essere una approfondita disamina della posizione marxiana sulla non riformabilità del modo di produzione capitalistico.
Il saggio di Fortunato M. Cacciatore prende in carico le considerazioni marxiane sulla “fine della politica”, nelle sue composite accezioni. Si tratta di un tema molto rilevante, di cui non a caso Marx si è occupato fin dalle prime opere giovanili, continuamente riformulandolo, adeguandosi alla mutevolezza dei fatti storici e dei relativi insegnamenti. Come ha ricordato tuttavia Cacciatore, in Marx, ogni volta che è stata effettuata l’analisi di tale contenuto, l’obiettivo è rimasto sempre «il medesimo: l’emancipazione del proletariato, della classe dei lavoratori dallo sfruttamento, processo che, realizzandosi, comporterebbe la fine del dominio politico (l’eliminazione di questo non è possibile senza l’eliminazione di quello)». L’Autore compie uno studio su vari testi marxiani, a cominciare dal Manifesto del partito comunista e da Miseria della filosofia, scritto in cui Marx afferma la “politicità” della lotta di classe. Molto interessanti, nella parte finale, le analisi sulle prese di posizione marxiane con riferimento alla Comune di Parigi.
Il saggio di Roberto Finelli affronta, sin dall’inizio, il tema della problematicità insita nell’opera marxiana, che per diversi motivi rimane un cantiere aperto. La tesi di fondo dell’Autore riguarda la possibilità di estrarre, anche solo dal Capitale, «due paradigmi teorici profondamente intrecciati ma in qualche modo distinguibili, istituiti su due diverse prospettive della temporalità-tempo […]. Il primo, di natura diacronica, è fondato sulla opposizione fra classi e vede, secondo il canone del materialismo storico, nello sviluppo delle forze produttive di contro alla arretratezza dei rapporti di produzione, la risoluzione immanente delle contraddizioni storiche e il passaggio da un modo di produzione all’altro […]. Il secondo paradigma è di natura sincronica, indaga la natura del capitale nel tempo presente e per questa diversa scelta di temporalità è costretto a sostituire alla storia la scienza». Si tratta peraltro solo del cominciamento tematico di un testo che, partendo dal Capitale ritenuto giustamente, dall’Autore, “chiave di volta” per la comprensione anche del nostro tempo , si snoda, passando attraverso Hegel, Fichte, Althusser e vari autori contemporanei, fra diverse tematiche di grande attualità, come l’intelligenza artificiale.
Il saggio di Vittorio Morfino si incentra sul tema del “materialismo storico” marxiano, espressione che come l’Autore precisa inizialmente non è mai stata usata da Marx, e che si ritrova semmai in Engels, nella forma linguistica della «concezione materialistica della storia». Nonostante questa difficoltà filologica, Morfino ritiene, a mio avviso in maniera corretta, che il materialismo storico, nella concezione che egli ne va a delineare, costituisca uno dei fondamenti della teoria marxiana. L’Autore pone in essere una analisi molto originale di questa tematica, ponendosi al confine tra filosofia e teoria della storia. Il testo di Morfino risulta inoltre utile in quanto ripercorre, facendoli precedere da una disamina di passi rilevanti di Hegel, Feuerbach e soprattutto Stirner, alcuni significativi testi marx-engelsiani a partire dalla Ideologia tedesca in cui è presa in esame la concezione materialistica della storia, senza peraltro tacere le tensioni esistenti fra questi scritti. L’Autore ci offre dunque uno spaccato della filosofia classica tedesca, nel particolare momento dell’ingresso sulla scena di Marx ed Engels. Per comprendere bene, infatti, la teoria materialistica della storia dei due grandi studiosi, risulta necessario, come Morfino afferma nel finale, «conoscere le posizioni che essi hanno combattuto, riconoscere le cicatrici di queste battaglie, che sono in fondo le tracce materiali della congiuntura filosofica da cui la teoria è emersa».
Il saggio di Alfonso Maurizio Iacono pone in rapporto il pensiero di Marx alla condizione moderna e postmoderna, di cui realizza una lucida analisi filosofica. L’Autore evidenzia, soprattutto nella prima parte del saggio, gli intrecci dialettici tra queste due condizioni, dato che, come egli precisa giustamente, «per certi versi il postmoderno è quella critica al moderno che è contenuta nei presupposti del moderno stesso».
Nella seconda parte del testo, con specifico riferimento all’opera di Marx, Iacono pone al centro dell’attenzione il rapporto fra valore di scambio e valore d’uso, indagandolo peraltro tenendo conto del rapporto fra apparenza e realtà, superficie e profondità: concetti su cui la disamina si fa serrata, in dialogo con diversi autori postmoderni. Significativa, nel finale, l’affermazione per cui «Marx, quando immagina una società di liberi produttori associati, invoca la trasparenza dei rapporti tra persone e cose. É qui che sorge la sua ambivalenza e si contraddice. La trasparenza non elimina l’opacità dei rapporti anche quando si affermerà (o si immagina che si affermi) una società di liberi cooperanti piuttosto che una società di spettatori isolati e connessi».
Il volume è completato da una serie di importanti appendici su alcuni autori marxisti, o facenti riferimento al marxismo. Fabio Frosini, in particolare, ha realizzato un saggio su Antonio Gramsci, inerente alla filosofia della praxis e al materialismo storico; Gianmarco Oro ha composto uno scritto su alcuni aspetti di vicinanza al marxismo della teoria economica di Piero Sraffa; Giovanni Lanzone si è soffermato sull’attualità del pensiero di Lenin; Maurizio Migliori, infine, si è occupato dell’opera di Mao Tse-Tung.
Concludo dicendo che l’approccio mio e di Migliori, nel progettare questo libro, non è stato inizialmente univoco. Migliori era più orientato verso l’esigenza di una ricostruzione quanto più scientifica possibile del pensiero di Marx e del marxismo, mentre io ritenevo prioritario cercare di mostrare come tale pensiero possa essere utilizzato oggi sul piano filosofico-politico. Alla fine, abbiamo contemperato le nostre due posizioni lasciando fare, in sostanza, ai contributori del volume, molto più competenti di noi sugli argomenti trattati, nella consapevolezza comunque che le nostre differenti istanze ricostruzione scientifica e utilizzazione progettuale del pensiero di Marx non erano fra loro opposte, bensì complementari.
Per finire, desidero precisare che lo sforzo maggiore nella ideazione e nella realizzazione di questo volume si deve, oltre naturalmente a coloro che vi hanno partecipato, a Maurizio Migliori. Più volte ho cercato di convincerlo che avrebbe dovuto figurare lui come il solo curatore, ma, per la sua consueta ostinata generosità, è risultato inconvincibile.
Luca Grecchi
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