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Secondo la letteratura buddhista, dopo aver ottenuto l’Illuminazione il Buddha pronuncia il suo primo e fondamentale sermone nel cosiddetto “Parco dei cervi” di Isipatana, nei pressi della città di Varanasi. Nel corso della sua vita itinerante nella pianura gangetica orientale, sosterà di nuovo in questo e in altri analoghi “parchi”, e vi impartirà i suoi insegnamenti. Ma in che cosa consisteva, esattamente, un “Parco dei cervi”? Attraverso l’analisi di fonti letterarie rilevanti, in pāli e in sanscrito, si cerca qui di comprendere quale fosse in origine la natura e la destinazione dei luoghi così definiti: potevano forse costituire tenute di caccia, o riserve di allevamento, o forse ancora boschi protetti, dove a cervi, antilopi, gazzelle e ad altri animali era garantita ospitalità e tutela. Ma, da qualunque realtà iniziale siano potuti derivare, questi “parchi” emergono infine nella tradizione buddhista come un tassello del messaggio di serenità e di compassione universale proclamato dal Buddha: emblematici luoghi di pace e di rispetto rivolto a tutti gli esseri viventi, fra i quali, in primo luogo, gli amabili “cervi”.
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