Questo scritto tocca un tema piuttosto trascurato, relativo a un preciso capitolo di storia dell’antica cultura greca, e lo sviluppa in modo coerente secondo continui rapporti tra antichità e modernità. Si tratta di un testo di storia della scienza che cerca di cogliere le origini, le ragioni e i modi di essere di quel rapporto profondo e costante che il pensiero speculativo della Grecia antica ha intrattenuto fin dai suoi albori con l’idea dell’invisibile di quella dimensione cioè che va oltre il limite di ciò che è osservabile ad occhio nudo nell’ambito della ricerca condotta dai filosofi della natura e dai medici sulla struttura della realtà naturale, malgrado l’assenza totale di adeguata strumentazione tecnologica atta a varcare il muro dell’impercettibile.
I risultati singolari, sorprendenti, sempre affascinanti, talora formidabili che ne sono scaturiti basti pensare all’intuizione della costituzione atomistica della materia, o all’idea di una forza di coesione universale operante nel macrocosmo così come nel microcosmo, o al presentimento della natura corpuscolare della luce, o al sentore di microscopici collegamenti anastomotici tra vene e arterie hanno concorso a edificare quel fertile costrutto fatto di riflessione e stimolo da cui è sorta la Rivoluzione Scientifica dei secoli XVI e XVII, andando a riverberarsi sul pensiero e sulle teorie dei suoi massimi esponenti.
Mi è grato in questa sede ricordare con riconoscenza Luca Grecchi, direttore della collana il giogo, per aver accolto con interesse la mia proposta editoriale. Un particolare ringraziamento a Carmine Fiorillo per la grande dedizione profusa nella cura editoriale.
Nonostante questo saggio abbia avuto una lunga e lenta gestazione, esso è stato in massima parte scritto durante l’ultimo anno di vita di mia madre. Di lei porta ancora dolce il ricordo e il profumo.
E a lei è dedicato, con amore.
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