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La problematizzazione e la teorizzazione del fenomeno “morte” conoscono fin dall’inizio, nella cultura filosofica greca antica, che è quella sola che qui esaminerò, una propria soluzione chiara e definitiva. Naturalmente, questo non significa che nell’apparente omogeneità delle risposte ad una delle domande perenni dell’uomo, che cos’è la morte, che cosa significa morire, per l’uomo come per gli altri esseri viventi, non si diano accentuazioni particolari, sottolineature dottrinali e psicologiche, a volte inquietanti, a volte rassicuranti.
Il percorso che qui intendo seguire va dai Presocratici a Platone, perché credo che in quest’arco di tempo e di dottrine si pongano le basi teoriche, i fondamenti sui quali, da allora ad oggi, più o meno consapevolmente, gli uomini hanno costruito le loro spiegazioni e le loro rassicurazioni.
E da Talete a Platone noi troviamo tutta la problematica, complessa e dialettica, che accompagna la riflessione sulla morte: la sistemazione teorica, apparentemente fredda, razionalistica, astratta, ma che in realtà costituisce l’indispensabile orizzonte concettuale per ogni ulteriore riflessione che non voglia essere una semplice e banale consolatoria (Ionici, Eleati, Atomisti); la relativizzazione dialettica, che può portare ad una visione drammatica della presenza dell’uomo nel mondo (Eraclito), oppure ad una ottimistica fiducia nell’operare umano che costruisce qualcosa che, solo trascendendo le singole individualità, si può chiamare “immortale” (Empedocle); e infine una dottrina della morte e dell’immortalità che, facendo tesoro di tutte le lezioni precedenti, apre ad una grandiosa prospettiva, insieme drammatica ed ottimistica, in cui il pensare e l’agire dell’uomo trovano, debbono riuscire a trovare, una loro costruttiva composizione (Platone).
Ristampo qui un mio saggio così come apparve nel 2003 con il titolo Morte, presso l'Editore Guida di Napoli. Ringrazio l’amico Luca Grecchi per averlo accolto nella collana “il giogo”, e Carmine Fiorillo per l’attenzione appassionata che mette in ogni sua curatela.
G. C.
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