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Nel V secolo a.C., da circa cento anni sapienti, filosofi e poeti si interrogavano e riflettevano su morte e vita. Se c’è una caratteristica comune a tutti loro, è che tutti inserivano le vicende umane in un quadro di vicende cosmiche delle quali quella umana era soltanto un singolo episodio. In effetti, dai Presocratici a Platone, troviamo tutta la trama delle riflessioni, ma anche lo scavo dei sentimenti, che hanno sempre accompagnato quell’atto alla fine sempre coraggioso con il quale l’uomo guarda non soltanto alla morte, ma anche alla propria morte: la considerazione razionale come quella mitologica, quella drammatica come quella rasserenante, quella di un’etica “eroica” come quella di un’etica comune, “quotidiana”. Questo saggio ripercorre e ricostruisce non tappe di una riflessione che si svolgerebbe ordinatamente e diacronicamente, ma le complesse e sfaccettate sfumature del concetto di “morte” quale fu pensato, all’interno di prospettive diverse e con accentuazioni diverse, dai primi filosofi greci, da Talete a Platone.
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